Sabato 5 maggio, alle 18, alla biblioteca di storia dell’arte di Montemerano, Alberto Mattioli presenta il suo libro “Meno grigi, più Verdi” (Garzanti, 2018).
Nelle poco più di centocinquanta pagine di “Meno grigi, più Verdi” – volume di grande successo, presentato nei maggiori teatri italiani e di cui è in stampa la seconda edizione – Alberto Mattioli riesce a darci un’immagine di Giuseppe Verdi finalmente liberata dai luoghi comuni con cui troppo spesso viene presentata. Il titolo stesso non è casuale e invita a togliere finalmente Verdi dal grigiore in cui è stato spesso avvolta la figura del più popolare tra i compositori di opere liriche. Mattioli ci riesce e lo fa con una leggerezza e un senso dell’umorismo che rendono la lettura di questo libro, oltre che di grande interesse, anche estremamente divertente.
L’autore ci parla del musicista, ma ancor più del drammaturgo, dell’uomo di teatro che si serviva del melodramma per mettere a fuoco e assai spesso anche alla berlina i caratteri tipici dell’homo italicus: i suoi pregi, difetti, vizi, virtù, viltà, eroismi, passioni e conflitti. Da qui l’illuminante sottotitolo: “Come un genio ha spiegato l’Italia agli italiani”, cioè come abbia voluto con la sua arte, scegliendo accuratamente e dando veste musicale ai soggetti delle sue opere, costringere i suoi compatrioti a guardarsi allo specchio.
Ma Mattioli ci parla anche dell’uomo Verdi, ripulendo anche sotto questo aspetto la sua figura dall’immagine creata da tutti coloro che nel tempo lo hanno “tirato per la giacca”, volendolo far apparire come a loro più interessava. Ne emerge un Verdi acuto osservatore del suo tempo, un’epoca che, se ci si accosta all’opera verdiana in modo finalmente scevro da incrostazioni e pregiudizi, appare sorprendentemente vicina al nostro tempo.
Mettendo finalmente in luce l’universalità e quindi l’attualità della sua opera, Mattioli si schiera decisamente a favore delle regie e delle messe in scena cosiddette “moderne”. Lo stesso Verdi infatti – ci ricorda Mattioli spesso con l’apporto di un’ illuminante aneddotica – avrebbe preferito per le sue opere rappresentazioni ben più proiettate nell’attualità di quelle che la censura dell’epoca gli consentiva. Che senso ha quindi imbalsamare il melodramma nelle inutili messe in scena della tradizione così care ai melomani soprattutto nostrani, se lo stesso Verdi le avrebbe aborrite? E qui val la pena di citare il sarcastico e fulminante incipit del quarto capitolo del libro: “L’Italia ha il grande merito di aver inventato l’Opera e la grande colpa di aver inventato quelli che ci vanno”. Quelli che a sproposito affermano che bisogna tornare a ciò che Verdi voleva, intendendo con ciò l’esatto contrario di quello che Verdi vorrebbe se fosse ancora tra noi.
Mattioli aggiunge forza e chiarezza alla sua narrazione, accompagnandoci nell’analisi di dieci delle ventotto opere del grande compositore per metterne in luce l’attualità. E lo fa portando esempi spesso divertenti e sempre di grande efficacia.
In sintesi, “Meno grigi più Verdi” è un libro prezioso perché fa emergere una nuova e più realistica immagine di Giuseppe Verdi. Tutto quello che Mattioli ci racconta di lui è avvincente, interessante e divertente.
Vittorio Sabadin ne parlerà con l’autore.
Alberto Mattioli è giornalista del quotidiano “La Stampa”, per il quale è stato redattore alla cultura, caposervizio agli spettacoli e corrispondente da Parigi. Esperto di interpretazione operistica, ha scritto saggi o tenuto conferenze per il Teatro alla Scala di Milano, il Regio di Torino, la Fenice di Venezia, il Maggio musicale fiorentino, il Teatro dell’Opera di Roma, le Grand Théâtre di Ginevra e molte altre istituzioni italiane e straniere. Ha una rubrica sul mensile “Classic Voice” e ha collaborato o collabora con numerose riviste musicali. Questo è il suo terzo libro dopo “Big Luciano. Pavarotti, la vera storia” (Mondadori 2007) e “Anche stasera. Come l’opera ti cambia la vita” (Mondadori 2012). A lui si devono anche due libretti d’opera: “La paura per Orazio Sciortino” e “La rivale per Marco Tara”.
Vittorio Sabadin, giornalista, ha lavorato per 32 anni a “La Stampa”, quotidiano col quale ancor oggi collabora, ricoprendo per 10 anni la carica di primo caporedattore centrale e per 15 quella di vicedirettore. E’ stato corrispondente da Londra dello stesso quotidiano e recentemente ha scritto tre libri di grande successo sulla Regina Elisabetta II, Carlo d’Inghilterra e Lady Diana. Studioso del melodramma, ha tenuto guide all’ascolto di opere liriche al Piccolo Regio di Torino. Ha ideato e scritto l’adattamento di diversi melodrammi, anche nella versione per ragazzi, le cui rappresentazioni hanno avuto luogo sia al Teatro Regio, di cui è membro del Consiglio di indirizzo, sia nella piazza San Carlo del capoluogo piemontese.