Oggi pomeriggio, alle 17, al museo archeologico di San Mamiliano, nel Palazzo pretorio di Sovana, sarà inaugurata la mostra d’arte contemporanea “Sedimentazioni“, a cura di Salvatore Enrico Anselmi. Saranno esposte opere di Massimo De Angelis – Demas, Maria Pizzi, Luigi Riccioni e Maria Grazia Tata.
La mostra sarà visitabile fino al 18 giugno, tutti i giorni, tranne il mercoledì, dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 19.
Nell’ambito dell’esposizione, sabato 13 maggio, alle 16.30, si terrà la conferenza “Midissage – Dialoghi infiniti tra passato e presente”, di Francesca Ceci, archeologa dei Musei Capitolini di Roma.
“La stratificazione delle età, la sovrapposizione delle sedimentazioni caratterizzano gli spazi museali e l’abitato di Sovana, rendendoli un macrotesto fortemente qualificato – spiega Salvatore Enrico Anselmi -. Nell’antichità, nel Medioevo e ancora in età moderna gli interventi antropici hanno secato la roccia tufacea, tracciando un circuito viario, un ‘sistema vascolare’ di fenditure finalizzate alla comunicazione, hanno colonizzato aree urbane, hanno rivestito le architetture di ‘panni fittili’, hanno fortificato il territorio con arroccamenti e mura urbiche, hanno lasciato i segni simbolici della devozione religiosa in pievi di pietra austere e sacrali. A questo substrato si unisce e con questo si armonizza, secondo finalità dialettiche, l’intervento di quattro artisti contemporanei, Massimo De Angelis-Demas, Maria Pizzi, Luigi Riccioni e Maria Grazia Tata, che percepiscono e rendono reattive le suggestioni del passato, celebrano i rinvenimenti e le emergenze delle civiltà, colloquiano con questi attraverso le individuali semantiche“.
“‘Sedimentazioni non vuole istituire soluzioni di continuità, ma condurre al dialogo le diacronie per farle confluire in un andamento sincronico. Le forme ravvisate dai quattro artisti divergono. Comune è l’atto di trarre dal contesto preesistente il movente ispiratore – continua Anselmi -. Demas interpola le superfici bidimensionali con la tridimensionalità delle sovrapposizioni, degli assemblaggi, della massività e della trasparenza, dell’addizione e della compresenza. Polisemica e variegata è la sua produzione. I grafismi che ricordano l’inchiostratura xilografica coesistono con il senso costruttivista dei volumi e delle forme totemiche. Maria Pizzi e Luigi Riccioni trattano in via prevalente la strada di decodifica della suggestione di Eros e Thanatos evocata dalle due statuette degli amanti, avvinti da una damnatio che continua a legarli, esposti nel museo di San Mamiliano. Costruendo una graphic novel, una picture-story neo pop Pizzi dissacra l’eterna vicenda di Romeo e Giulietta, ironizza e denuda, squarcia il sacro velo, rende dissonanti gli antichi versi interpolandoli con una lingua meticcia e demitizzata“.
“Riccioni colloca l’uomo e la donna sotto forma di figurazioni antropomorfe che fluttuano nello spazio mimando l’incontro di due corpi, quasi in un fregio ligneo che echeggia le danze delle origini, le ataviche narrazioni dello spirito di creazione e le sue forme espressive – conclude Anselmi -. Tata compie una devota e classificatoria raccolta di rinvenimenti presso la natura, di ex voto, di tracce repertoriali, di impressioni labili e ravvisate nell’evocazione, nella persistenza del ricordo, nella prefigurazione di salvifiche resurrezioni. Si affermano nella sua produzione coordinate binarie: natura e mimesi, naturale e naturalistico secondo un tenore prosodico rarefatto ed evocativo“.