“Certo, è importante che abbiano ribadito che le Aree non idonee saranno rispettate e che da noi le centrali non saranno costruite. Ma resta l’assurdo dei permessi di ricerca rilasciati, altrettanto devastanti e dannosi per il nostro territorio. E dunque la guardia resta alta, continueremo a batterci per impedire questo scempio”: il sindaco Maria Bice Ginesi sintetizza così la riunione in videoconferenza che ha messo a confronto la giunta di Scansano e gli assessori regionali alle attività produttive, Leonardo Marras, all’ambiente, Monia Monni, e la consigliera regionale Donatella Spadi.
L’antefatto è un duro documento approvato qualche settimana fa da tutto il Consiglio comunale di Scansano, maggioranza ed opposizione unite, per sollecitare chiarimenti sull’iter dei permessi di ricerca e le intenzioni della Regione Toscana circa lo sfruttamento della geotermia in Maremma. La discussione nell’ultima riunione della Conferenza dei servizi – oggetto il permesso di ricerca rilasciato a Magliano in Toscana – ha infatti confermato le preoccupazioni circa l’interpretazione della legge a tutela della Aree non idonee: non un divieto assoluto a realizzare le centrali, secondo i proponenti, ma solo una maggior difficoltà per ottenere i permessi, aggirabile secondo loro con progetti che superino la Valutazione di impatto ambientale. Teoria che poggia anche su un’analoga interpretazione sostenuta dall’avvocato della Regione nell’opposizione ai ricorsi presentati da Comune, imprenditori e cittadini delle zone interessate. Insomma, uno spiraglio che le società proponenti sperano di allargare sino al via libera allo sfruttamento.
Marras ha negato e ribadito nettamente: “Lo abbiamo detto e lo ribadiamo, per la Regione nelle Ani, in forza della Legge regionale che una recentissima sentenza della Corte costituzionale ha dichiarato legittima, il divieto è tassativo e sarà rispettato”.
Linea confermata anche da Monni. Gli assessori hanno però chiarito che “altro discorso va fatto per i permessi di ricerca, che non può essere impedita. Non potevamo negare l’autorizzazione”.
“Prendiamo atto di queste parole“, dichiara Ginesi, che aggiunge: “Ancora una volta ci dicono che le centrali non si faranno. La nostra preoccupazione però è intatta. Concedere i permessi di ricerca è assurdo e illogico. Ogni pozzo costa circa 12 milioni di euro. E nei progetti è scritto chiaramente che si tratta di prove di produzione in vista di un successivo sfruttamento. A Scansano sono stati rilasciati due permessi, contro i quali abbiamo presentato ricorso. Uniamo le nostre forze a quelle di Magliano, dove è stato concesso un altro permesso, per continuare ad informare la popolazione e soprattutto chi qui ha messo in piedi, con tanto lavoro e importanti investimenti, attività economiche che sarebbero fortemente danneggiate dall’impatto di quei cantieri. Il no a questo scempio è unanime, i cittadini sono compatti e decisi a difendere la nostra terra”.