«La chiusura di un ufficio postale non può essere disposta solo per ragioni di carattere economico, senza considerare il criterio di distribuzione degli uffici postali e, soprattutto, senza ponderare il pregiudizio alle esigenze degli utenti derivante dalla chiusura dell’ufficio individuando valide soluzioni alternative, a tutela della coesione sociale e territoriale».
Così recitano le sentenze per i 13 Comuni che hanno visto svanire i timori per la perdita di un servizio che specialmente nei piccoli borghi, popolati da anziani pensionati, è di vitale importanza.
La sentenza del 5 maggio scorso che ha condannato Poste al risarcimento anche di 2.000 euro di spese legali oltre Iva e Cpa, ha riguardato 13 Comuni: 1) Piteglio; 2) Barberino Val d’Elsa; 3) Montale; 4) Montepulciano; 5) Aulla; 6) Capalbio); 7) Pergine VdA; 8) Bucine; 9) Orbetello; 10) Camaiore e Massarosa; 11) Casole d’Elsa; 12) Castelfiorentino e 13) San Casciano.I provvedimenti di Poste sono entrati in vigore nell’estate 2014. In quei mesi, infatti, Poste Italiane ha preparato un piano di razionalizzazione che prevedeva moltissime chiusure di 58 uffici postali di piccoli centri toscani ed il taglio di servizi ed orari di apertura in altri, tra cui quindici maremmani.
“Di fronte alla prima azione legale, il Tar ha rigettato le eccezioni di Poste Italiane in merito al mancato confronto con le istituzioni locali, che doveva precedere le decisioni dell’azienda, come previsto dalla delibera dell’Agcom. Quel confronto non c’è stato. Gli uffici di Borgo Carige della frazione non corrono più nessun rischio di ridimensionamento: orari e servizi resteranno quelli precedenti ai paventati tagli di Poste – spiega il sindaco di Capalbio, Luigi Bellumori -. Un particolare ringraziamento va riconosciuto ad Uncem Toscana, la cui attività di coordinamento e mobilitazione dei sindaci ha permesso di raggiungere un risultato importante per tutte le comunità interessate. I primi cittadini hanno vinto lavorando e facendo fronte comune insieme“.