Il sindaco di Grosseto, Emilio Bonifazi, ha illustrato questa mattina la visione delle città scaturita dall’approvazione definitiva del regolamento urbanistico comunale.
Obiettivo quello di precisare come l’unico strumento di programmazione a lungo termine della città sia rappresentato proprio da questo atto di pianificazione, i cui effetti potranno essere valutati nei prossimi 15 anni.
La città attuale è infatti figlia di quanto stabilito dai piani degli anni ’70, ’80.
Con il regolamento urbanistico comunale del 2013 si è puntato al minore consumo di suolo, alla tutela delle aree agricole, al recupero dell’esistente e al dimezzamento delle previsioni del Piano strutturale relativamente alle aree per la grande distribuzione. Tutto dopo una vera e propria “corsa a ostacoli” rappresentata da un mare di norme, regolamenti e leggi in continua evoluzione che vanno studiate e considerate nell’interminabile percorso di pianificazione. Percorso che è stato condiviso e partecipato attraverso innumerevoli incontri e assemblee pubbliche, discussioni e votazioni altrettanto pubbliche in Consiglio comunale fino alla valutazione una a una delle circa 1200 osservazioni pervenute tra adozione e approvazione.
“E’ il regolamento urbanistico l’unico strumento che definisce la visione della città per i prossimi 15 anni – ha spiegato Bonifazi -. Uno dei principali risultati dei miei due mandati a sindaco di Grosseto è stato certamente quello dell’approvazione definitiva del regolamento urbanistico comunale. Ne vado orgoglioso perchè quello è l’atto che delinea una visione della città, unico reale strumento comunale di programmazione a lungo termine. Significa programmare lo sviluppo per decenni, immaginare scuole, servizi sociali e culturali, arterie stradali, parchi e altre urbanizzazioni.
L’amministratore è quello che, realisticamente non fa ‘voli pindarici’, bensì ‘vola’ sopra la visione dei singoli e che si assume la responsabilità delle scelte determinanti per i prossimi 15 anni. E’ evidente che una visione a lungo termine, come tale, si sviluppa negli anni successivi a quelli in cui è stata immaginata. E’ questo il motivo per il quale la cattiva politica non ama investire sul futuro; perché spesso non ne gode politicamente dei frutti”.
“Finora la città è cresciuta sulla base della visione che hanno avuto le amministrazioni precedenti – ha continuato il sindaco -. In tutto il mio mandato, la città è cresciuta a livello urbanistico sulla base di precedenti pianificazioni, a partire dal piano Samonà del 1992 e, soprattutto, dal piano Piccinato dei primi anni ’70. E le stesse maggioranze che hanno sostenuto le mie Giunte hanno dovuto rifarsi per l’attuale regolamento urbanistico alle linee di un piano strutturale definito da maggioranze precedenti e di orientamento politico radicalmente diverso. Le amministrazioni successive agli anni ’80 e ’90 hanno dovuto gestire la progettazione esistente”.
“Questo regolamento urbanistico si pone come obiettivo un minore consumo di suolo, la tutela delle aree agricole, il recupero dell’esistente, il dimezzamento delle previsioni delle aree per la grande distribuzione. L’Amministrazione comunale ha operato con una visione della città che si è realizzata attraverso il nostro regolamento urbanistico – ha proseguito Bonifazi -. E’ il nostro documento di visione della città, direi, ha anche un’anima ben precisa. Segue dei principi seri, puntando su recupero e riqualificazione e contrasto al consumo di nuovo suolo, in particolare agricolo e puntando su edilizia sociale agevolata. Inoltre non dimentichiamo i quasi 120mila mq di superficie utile lorda, riutilizzando patrimonio edilizio esistente. Significa la previsione di recuperare l’area enorme del Consorzio agrario, di valorizzare gli immobili pubblici comunali e provinciali. Tutto questo significa recuperare completamente l’area della stazione e molto altro ancora”.
“E ancora, il nostro regolamento urbanistico scommette sullo sviluppo culturale del centro cittadino mediante la definizione di una rete territoriale di eccellenze ambientali, archeologiche e culturali. Punta al coinvolgimento maggiore delle frazioni senza disperderne gli spazi verdi e, di concerto tra i vari rami dell’amministrazione, facilita lo sviluppo della filiera corta. Sono state inoltre limitate le soglie dimensionali delle grandi e medie strutture di vendita; abbiamo dimezzato le previsioni per la grande distribuzione contenute nel piano strutturale – ha evidenziato il sindaco –. Grosseto, a partire dal 2020, sarà quindi un sistema territoriale sempre fortemente legato ai valori agricoli e ambientali, alle sue attrazioni turistiche (oltre 2mila nuovi posti letto previsti) e archeologiche. Anche aver codificato nuovi istituti urbanistici come quello della ‘perequazione’ significa disporre di uno strumento che avvantaggia il patrimonio pubblico e colpisce le rendite. Adottare e approvare piani come il regolamento urbanistico non vuol dire certo solo amministrare il presente. Proprio il contrario. Significa ‘volare’ sopra quel presente e immaginare disinteressatamente il futuro”.
“Per fare il piano strutturale, durante le Giunte Antichi, ci sono voluti 7 anni e per fare il regolamento urbanistico durante i miei mandati, ce ne sono voluti 8. Lo so: è troppo tempo, ma non sono io a fare le leggi. Le norme e i regolamenti da conoscere e rispettare sono enormi. Ed è per questo che sono un convinto sostenitore di quegli orientamenti regionali che tendono ad accentrare le pianificazioni, piuttosto che a devolverle per poi incatenarle da mille controlli. E poi diciamocelo chiaramente: certi atti pianificatori e di sistema più si fanno lontano dai piccoli e grandi interessi e meglio è; anche se interessi legittimi – ha continuato il sindaco -. Vale per tutti. Approvare un regolamento urbanistico è infatti un’opera ciclopica non solo per ragioni burocratiche, ma anche per gli innumerevoli grandi e piccoli interessi, attese, rendite di posizione che, fisiologicamente, orbitano intorno alla realizzazione di un progetto di tali dimensioni. Superarle occupa tempo e risorse e tanta, tanta serietà. In questo senso, provincia e Regione sono state un sostegno e non un ostacolo. Abbiamo potuto contare su un supporto efficace per superare limiti e resistenze e per legittimare l’intero percorso di pianificazione. Aver rivisto certe scelte sulla base delle indicazioni di enti superiori è stato un bene. Diciamo che il sistema istituzionale ha funzionato”.
“E poi, le grandi scelte specifiche che abbiamo fatto, sulla riqualificazione dell’area di piazza della stazione, sulla regolamentazione degli orti, sulla valorizzazione di un patrimonio di verde pubblico immenso, sulla valorizzazione degli immobili pubblici comunali e provinciali, sul riutilizzo dell’area del Consorzio. E’ stato un piano indiscutibilmente condiviso, anni di confronti e incontri con tutti e di atti sempre pubblicati e, alla fin,e ben 1200 osservazioni discusse pubblicamente una per una – ha concluso Bonifazi -. E poi, questo regolamento urbanistico è stato frutto di un’azione condivisa in anni di lavoro, mediante diversi momenti di approfondimento culturale, incontri con i cittadini, rigorosa pubblicazione di tutti gli atti. Solo in riferimento alla fase finale di approvazione, sono state singolarmente discusse e votate da commissioni e Consigli comunali ben 1200 osservazioni, di cui oltre il 50% accolte integralmente o in modo parziale. Poi qualcuno convinto che avremmo dovuto convocare tutti i cittadini a giorni alterni in piazza Dante e farli votare per alzata di mano lo troveremo sempre, ma io penso che sia stato fatto il massimo”.