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TARES: l’intervento del segretario della Cgil Claudio Renzetti

di Redazione
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In assenza di una normativa chiara e per non gravare troppo sulle famiglie, la quasi totalità dei comuni del nostro comprensorio avevano posticipato la scadenza delle rate della Tares ai primi mesi del 2014. Il 2 dicembre una circolare ministeriale ha indicato come prescrittiva la data del 16 dicembre per la quota di esclusiva spettanza statale.

«Le scelte ondivaghe del governo sulla Tares e le difficoltà dei Comuni nel rispettare i tempi imposti – dichiara il segretario della Cgil, Claudio Renzettinon possono essere scaricate sui cittadini, che in questi giorni, a ridosso della scadenza del 16 dicembre, spesso si trovano ad affrontare situazioni di caos. Proprio in queste ultime settimane, infatti, si stanno verificando disservizi incredibili: soltanto in alcuni Comuni è arrivato a casa il bollettino con la rata di dicembre, in alcuni casi questi contengono anche la rata di luglio/settembre, in altri non arriva nulla o arriverà comunque dopo la scadenza del 16, e in altri ancora si sono mandati in ritardo bollettini in bianco, provando a preavvisare la cittadinanza con iniziative estemporanee e offrendo una collaborazione degli uffici; chiedendo, nei fatti, ai cittadini di farsi il calcolo da soli. Per la Cgil tutto quel che sta succedendo è inaccettabile perché complica ulteriormente la vita a cittadini, lavoratori e imprese. Per questo chiediamo che in ogni caso nessuno continui a ricevere i bollettini in bianco, ma che i Comuni si facciano carico di calcolare l’esatto ammontare delle rate, e checonsiderato che siamo a pochissimi giorni dalla scadenza del 16 dicembre – a chi ricevesse i bollettini in ritardo non venga addebitato alcun interesse di mora. C’è poi un’ultima considerazione da fare: queste inefficienze della pubblica amministrazione sono la conseguenza diretta del caos normativo e dell’approssimazione con cui la politica compie le scelte. Ma a pagarne le conseguenze, oltre ai cittadini e alle imprese, sono in seconda battuta i dipendenti pubblici che, senza avere alcuna responsabilità, finiscono per essere identificati come i colpevoli con cui prendersela, perché sono gli unici a contatto con il pubblico».

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