“Sono mesi – spiega il presidente della Provincia, Leonardo Marras – che in ogni sede metto in guardia sui rischi che la cosiddetta abolizione delle Province comporterebbe per cittadini e imprese, con l’imbarazzo di poter passare per uno che difende la ‘propria poltrona’. Ora finalmente comincia a squarciarsi il velo d’ipocrisia che avvolge il disegno di legge Del Rio, come è successo ieri con l’autorevole parere della Corte dei conti espresso dopo l’audizione che dovrebbe abolire definitivamente le Province”.
Il giudizio della Sezione autonomie della magistratura contabile è netto: “Basse possibilità di risparmio per gli enti, una volta che il disegno di legge dovesse entrare in vigore a tutti gli effetti, e rischio di confusione amministrativa nell’indefinito periodo di transizione”.
“Quello che dice la Corte nei confronti del disegno di legge sul riordino degli enti locali è tranchant – sottolinea Marras -, soprattutto sull’impianto della redistribuzione delle competenze, il vero nucleo fondativo del disegno di legge e principio cardine su cui si basa l’intero progetto di ridefinizione dei livelli di governo. Facendo leva sul mero spostamento di competenze tra enti di differenti piani istituzionali, la Corte arriva infatti a concludere che il passaggio di funzioni da Province ad altri enti ‘appare tutto da dimostrare nella sua piena sostenibilità’. In particolare, osserva la Corte, traslare le funzioni dalle Province alle città metropolitane, e, contemporaneamente, far corrispondere a questo passaggio uno ‘zero’ in termini economici sembra azzardato”.
Oltretutto, nota la magistratura contabile, “i presupposti del disegno di legge sembrano confusionari, dal momento che postulano la sovrapposizione di compiti tra le sfere di governo arrivando, al tempo stesso, a conclusioni, come sul ruolo svolto dai Comuni, di cui si potrà avere assoluta certezza solo una volta entrata in vigore la riforma”.
“Il punto focale – conclude il presidente Marras – resta sempre la soppressione delle Province, sulla quale la Corte richiede con forza ‘alcuni passaggi decisionali con i tempi occorrenti ai fini dell’individuazione delle risorse di cassa tali da compensare gli oneri legati alla progressiva costituzione della città metropolitana’. Il rischio è concreto è che ‘la predicata transitorietà dovesse dilatarsi eccessivamente o addirittura radicarsi in attesa di nuove iniziative si perpetuerebbe una situazione di confusione ordinamentale certamente produttiva di inefficienze’”.