“Il sindaco e la giunta si impegnino, attraverso le loro competenze e le opportune azioni politiche che potranno mettere in atto, per candidare Grosseto a una sperimentazione che aiuti a rendere sicuro il lavoro della guardia medica”.
A chiederlo, con una mozione che sarà presentata durante il consiglio comunale di venerdì 27 ottobre, è il medico Marilena Del Santo, consigliera comunale a Grosseto, che con la sua idea ha fatto nascere il movimento “QuiSiCura”, pensato per sostenere l’impegno delle dottoresse della continuità assistenziale, che sempre più spesso si trovano – anche in Maremma – a convivere con situazioni difficili o pericolose durante il loro lavoro.
“Quello della violenza, purtroppo – osserva Del Santo – è un fenomeno dilagante e gli episodi si ripetono con preoccupante aumento sul personale sanitario, medico e paramedico. Soprattutto sui dottori, sulle dottoresse della continuità assistenziale, la ex guardia medica. Un problema che c’è sempre stato, ricordo anche le mie esperienze negli anni Ottanta, ma che oggi, lo dicono le cronache italiane, è diventata una vera e propria emergenza. Dovevamo fare qualcosa e quest’idea ha raccolto successo perché tante donne, che rappresentano ormai la stragrande maggioranza dei medici della continuità assistenziale, affrontando il loro lavoro sono costrette a passare le notti in solitudine, magari in ambulatori isolati. E soprattutto si trovano a entrare da sole in abitazioni che non conoscono, senza sapere chi si troveranno davanti. Un medico è un pubblico ufficiale, non può non intervenire, ma spesso lo fa con la paura, paura che può anche influire sulla concentrazione e sulla lucidità necessarie per affrontare al meglio un caso clinico e stabilire le necessarie cure”.
“In provincia di Grosseto – insiste la consigliera Del Santo – il 65% dei medici di continuità assistenziale sono donne, percentuale che raggiunge il 70% considerando anche i sostituti. QuiSiCura è nata per aiutare le nostre dottoresse e lotterà per raggiungere l’obiettivo. Abbiamo però bisogno che le istituzioni ci stiano vicine, raccolgano le nostre richieste e intervengano, con forza e rapidamente. La soluzione che abbiamo pensato è chiedere un sostegno alle associazioni di volontariato che operano nel settore sanitario e che con i loro operatori qualificati e formati potrebbero accompagnare le dottoresse durante le visite domiciliari e negli ambulatori. Solo così si restituirebbero a questo lavoro così importante dignità e sicurezza. Siamo all’inizio di questa battaglia, chiediamo al sindaco Vivarelli Colonna di schierarsi al nostro fianco”.