Un viaggio nel cuore della terra, alla scoperta della grotta del Belagaio. È il racconto del documentario “La grotta della tomba” di Roberto Tronconi in proiezione sabato 17 dicembre alle 17, nella sala conferenze del Museo di storia naturale della Maremma, in strada Corsini 5. La proiezione è a ingresso libero (per informazioni è possibile chiamare il numero 0564.488571) e, come di consueto, sarà possibile sottoscrivere o rinnovare la Grosseto Card, la tessera socio di Fondazione Grosseto Cultura.
«La grotta della tomba si trova nei pressi del castello del Belagaio – ricorda il direttore del Museo di storia naturale, Andrea Sforzi – e occupa un posto speciale nella storia delle grotte. Il documentario di Tronconi traccia la storia dell’esplorazione di questa cavità e racconta le peculiarità del territorio che la circonda».
Attualmente la grotta del Belagaio, conosciuta proprio come “La tomba”, è un punto di riferimento per tutta la speleologia toscana, tanto da essere ritenuta una prova fondamentale nei corsi di formazione per giovani speleologi.
«Il documentario – dichiara l’autore, Roberto Tronconi – offre una panoramica degli aspetti più significativi e spettacolari di un angolo della nostra terra: una bellezza sconosciuta ai più. La grotta è inserita in un contesto naturalistico unico, dove l’inversione termica ha favorito lo sviluppo e la conservazione di essenze e la presenza di animali che normalmente si sviluppano e vivono a latitudini e ad altezze superiori. Il mio documentario ci mostra tutto questo. E non solo. Si racconta anche la prima esplorazione, avvenuta nel 1962, agli albori della speleologia moderna, quando un gruppo di speleologi provenienti da Siena superò il limite fino ad allora conosciuto, un pozzo di 20 metri in fondo alle quattro caverne iniziali, spalancando agli occhi dei primi esploratori un variopinto mondo di forme e ambienti mai visto prima. Un’esperienza raccontata in prima persona da Franco Fabrizi, uno dei dodici partecipanti a quell’impresa, che rende così il documentario non solo un montaggio di immagini spettacolari, ma soprattutto un documento storico imprescindibile per la conoscenza e la memoria collettiva del territorio».