Buonsenso. Una parola sicuramente abusata, ma che alla fine ritorna sempre. Il buonsenso in tutti i settori della vita è forse ciò che ti permette di affrontare meglio le varie situazioni, anche quelle più difficili.
E’ auspicabile che nella vicenda che contrappone il Comune di Grosseto ed il Grosseto Calcio questo venga utilizzato. A rimetterci, in una battaglia che potrebbe avere anche strascichi legali, alla fine sono sempre loro: i tifosi. La componente più importante del calcio e che, purtroppo, nel mondo del football globale conta sempre meno, che deve mettere da parte la passione per diventare un vero e proprio cliente.
Non è ancora così, per fortuna, nelle piccole realtà e Grosseto non dovrebbe essere un’eccezione. Qui ci troviamo ad una contrapposizione che, alla fine, è esplosa come un incendio parte in un campo di grano maturo in estate. Basta un cerino ed il rogo si espande per ettari. Mi scuso se il paragone è forte per quanto è accaduto in queste settimane in Maremma. Ma questa è la situazione.
Personalmente non voglio mai pensare male e non sono portato a credere che ci siano disegni di chissà quale tipo per cacciare Max Pincione da Grosseto, così come comprendo la delusione dei tifosi per la mancata richiesta di ripescaggio. Il calcio a Grosseto, però, non è finito. La società sta allestendo una squadra in grado di primeggiare in serie D e di rimandare – speriamo tutti – di un solo anno il ritorno in Lega Pro.
Sono d’accordo anche io che, magari, sarebbe stato più opportuno essere prudenti e non lasciarsi andare a certezze che poi sono state smentite dai fatti, ma la società è giusto che continui ad operare come ha fatto fino ad oggi, cioè creando una squadra competitiva e con un mister da categoria superiore. Sembra che la maggior parte dei tifosi lo abbia compreso e, seppur nel rammarico, abbiano dato dimostrazione di sostenere la squadra della loro città. O meglio “la loro squadra“, quella che nelle sue radici avrà sempre il motivo della sua nascita nell’estate del 2015, cioè “tutelare i tifosi e la tradizione sportiva cittadina” per darne seguito dopo la decisione della precedente proprietà di mettere fine alla storia lunga 103 anni della vecchia Unione Sportiva.
Un passaggio determinante perché, mai come ora, la Fc Grosseto – che in futuro potrebbe anche cambiare denominazione una volta che il vecchio titolo fosse lasciato libero – poggerà le sue basi sempre nella tutela del tifoso grossetano che, proprio per questo, fa bene a sentire questa società sua, al di là di chi ne sarà il proprietario da qui a cento anni.
Sulla vicenda inutile dilungarsi troppo, le posizioni possono essere talmente distanti da essere veramente vicine. Che si vada ad una soluzione pacifica o ad una giudiziale (non mi permetto di giudicare quello che hanno il compito di fare altri, né voglio gettare benzina su un fuoco le cui fiamme sono ancora alte), quello che resta determinante è l’interesse degli sportivi grossetani e dei tifosi. Bene hanno fatto a dire a Max Pincione di essere pronti a sostenere il Grosseto, ma che vogliono farlo allo stadio Zecchini. Giusto rispondere che le intenzioni della società sono quelle di trattenere il Grifone, con le unghie e con i denti, nel principale impianto cittadino.
Il Comune e la società, dunque, fanno bene a tenere le loro posizioni se sono convinti di aver ragione, se non si troveranno d’accordo ci sarà un terzo a decidere, cioè un magistrato, e questo non rappresenta certo uno scandalo. Si tratta di una figura che è lì proprio per fare il suo mestiere e decidere secondo le leggi dello Stato.
Però farebbe piacere che il buonsenso prevalesse e si arrivasse ad una soluzione che possa essere una vittoria per tutti e non una sconfitta. Come sarebbe stato (o potrebbe essere secondo le minacce di sfratto) un Grifone costretto a giocare lontano dal suo campo. Tutto questo con una polemica che divide e non unisce, in un momento in cui Grosseto, e non solo il calcio cittadino, avrebbero bisogno di remare tutti dalla stessa parte.
2 commenti
Condivido quello che ha scritto. Per me che scoprii il “toro” a 11 anni e sono rimasto per quasi 50 anni a seguirlo nello stadio cittadino pensare di andare fuori città mi fa pensare che forse è l’ ora di smettere. Certamente non andrò a seguire altre squadre. Comunque vedremo l’ evolversi degli eventi, tempo per arrivare ad un nobile compromesso ci sarebbe (anche la soluzione che lei prospetto in tv) ma occorre la volontà, di entrambe le parti.
Pincione, forse volutamente, sta facendo terra bruciata intorno a se. Non so a quale gioco vuole giocare ma sicuramente ha perso la fiducia non solo di gran parte dei tifosi ( il che non è poco) ma anche delle istituzione e della classe imprenditoriale la quale avrebbe potuto sostenere lo sforzo economico della società. Chi si fidera’ d’ora in poi di Pincione? Non credo che il rapporto con il territorio sia recuperabile.