Grosseto. «Il quadro a tinte fosche che si è cercato di dipingere della sanità grossetana in occasione della “Settimana della Salute” organizzata dal Comune di Grosseto è sinceramente irrealistico e ingeneroso nei confronti degli operatori, e più in generale rispetto al livello delle prestazioni sanitarie che viene garantito ai cittadini».
Così Roberto Carletti, segretario responsabile della Sanità nell’ambito della segreteria provinciale della Funzione pubblica della Cgil.
«Merita sottolinearlo – aggiunge il sindacalista cigiellino – perché troppo spesso le contingenze elettorali innescano un gioco al massacro sui servizi sanitari, dal momento che qualunque piccolo disservizio, che pure può verificarsi, diventa facilmente strumentalizzabile. Contribuendo però a delegittimare un sistema che fino ad oggi, nonostante il definanziamento sistematico che si protrae da anni, acuito in modo eclatante dal Governo Meloni, ha garantito esiti di salute decisamente di alto livello anche in provincia di Grosseto.
Prendo ad esempio il pronto soccorso del Comune capoluogo, che subisce una pressione fortissima da metà giugno a metà settembre in conseguenza dei circa sei milioni di presenze turistiche sul territorio, ma che anche nell’arco dei 12 mesi registra accessi medi giornalieri decisamente eclatanti: da 250 a 300 persone. Numeri di gran lunga più elevati rispetto a quelli degli altri due grandi pronto soccorso equiparabili della Ausl Toscana sud est, di Siena e Arezzo.
D’altra parte, nonostante l’evidente sottodimensionato del personale, medici, infermieri e operatori sociosanitari, e i livelli retributivi decisamente inadeguati, i tempi di presa in carico di chi si rivolge al pronto soccorso sono fra i più tempestivi della Toscana, con una chiara difficoltà, invece, a contenere i tempi di permanenza per i codici meno gravi, con urgenza più bassa.
Una situazione che, non ci sarebbe bisogno di sottolinearlo, si aggrava inevitabilmente nel periodo estivo, quando la pressione portata dall’elevatissimo numero di turisti presenti sul territorio, in parallelo con la fruizione, spesso rinviata, delle legittime ferie da parte degli operatori sanitari, comporta un elevato livello di stress prestazionale per chi rimane al lavoro.
Ma a parere della Funzione pubblica della Cgil, non si può esprimere un giudizio ponderato sul funzionamento dell’emergenza urgenza, se non si tiene conto del fatto che buona parte della pressione sui pronto soccorso è dovuta ai deficit strutturali di dotazione dei medici di base, e più in generale ai gap organizzativi e di personale della medicina territoriale e dell’assistenza domiciliare integrata.
Se il decollo delle Case di comunità (o della salute) e quello delle Cot (Centrali operative territoriali) dovrebbe consentire ai medici di medicina generale di organizzarsi in maniera più razionale ed efficiente, rimane comunque il tema di fondo della mancanza di personale sia medico che infermieristico, e di quello ausiliario. Se i servizi sul territorio prendessero davvero in carico persone anziane, pazienti con patologie croniche e pazienti dimessi dagli ospedali, i pronto soccorso ne trarrebbero giovamento immediato. Con l’accorciamento del periodo di permanenza di chi vi si recasse per urgenze o emergenze effettive. Rispetto a quanto accade oggi, con migliaia di accessi impropri perché le persone non hanno risposte adeguate da medici di famiglia e guardia medica, il servizio funzionerebbe nel migliore dei modi. Oltretutto con un salto di qualità nell’accuratezza della presa in carico ed un innalzamento degli standard di accoglienza.
Per tutti questi motivi, da chi riveste ruoli di governo, a livello nazionale, regionali e locale, la Cgil si aspetterebbe un impegno serio e continuativo per dotare il servizio sanitario pubblico del personale che con ogni evidenza oggi manca al sistema nel suo complesso. Giova infatti ricordare a chi fosse smemorato, che nel 2024 sono esattamente vent’anni che la spesa per il personale viene mantenuta all’1,4% al di sotto di quella che era nel 2004. Per questo banale, quanto gravissimo motivo, i pronto soccorso e gli altri servizi sanitari pubblici sono spesso in apnea.
All’ azienda sanitaria, quindi – conclude Carletti – la Funzione pubblica della Cgil chiede di lavorare per rafforzare, in previsione dell’estate e delle ferie, il numero degli operatori. Sapendo che non si può affrontare il periodo estivo puntando solo sulle prestazioni aggiuntive, perché si rischia di stressare il sistema».