Grosseto. «L’abitudine tutta italiana di pensare che per risolvere i problemi si debba guardare al passato e tornarci, soprattutto quando si tratta dell’organizzazione dello Stato o quella dei servizi pubblici essenziali a seconda delle congiunture politiche, specie a ridosso di periodi elettorali, non poteva non avere il proprio riverbero sul piano locale – esordisce nel suo ragionamento Monica Pagni, segretaria della Camera del lavoro di Grosseto –. Mi riferisco in questo caso alla volontà di smontare a prescindere l’organizzazione delle Ausl sulla base delle Aree vaste, a pochi anni dalla loro istituzione.
Sarebbe miope negare che esistano problemi, ma sarebbe molto peggio assecondare una logica di ritorno al passato incardinata sulla resurrezione di campanilismi e corporativismi. Dei quali nessuno sente sinceramente il bisogno.
Tralasciando in questa occasione le attuali gravissime responsabilità del Governo Meloni nel proseguire, peggiorandolo, con il definanziamento del sistema sanitario nazionale, il tema all’ordine del giorno in Toscana è quello di mettere a frutto le economie di scala che le Aziende di area vasta possono produrre, conciliandole con l’articolazione dei servizi sui territori. Questo significa valorizzare le cose positive che ha comportato il processo di aggregazione, e correggere le evidenti storture del sistema. E questo non si può fare partendo da una visione addirittura comunale o, in alternativa, dagli appetiti dirigenziali dei professionisti sanitari.
Dove il meccanismo è inceppato, e questo sicuramente vale per la sanità territoriale e nella specialistica ambulatoriale, occorre intervenire ripristinando una catena delle responsabilità nelle decisioni che sia trasparente ed efficace. E consenta la reale partecipazione di amministratori e cittadini alle scelte, come prevede la nostra Costituzione. Sempre, non solo quando si avvicina una scadenza elettorale».
Infermieri a partita Iva
«Non è certo ricorrendo ai contratti libero professionali con gli infermieri che hanno la partita Iva o aumentando la quota di finanziamento delle prestazioni aggiuntive che si risolvono i problemi della sanità toscana.
L’unica strada corretta – spiega Roberto Carletti, segretario della Funzione pubblica Sanità della Cgil grossetana – che consente di garantire sia un servizio efficace ai cittadini che un’adeguata retribuzione a chi lavora, è quella di assumere il personale che manca e aumentare in modo equo gli stipendi. Le altre sono scorciatoie che portano in un vicolo cieco. In modo particolare al progressivo impoverimento e smantellamento della sanità pubblica, sostituita da prestazioni private basate sul cottimo che prima o dopo mettono a rischio i pazienti e mettono sotto pressione gli operatori sanitari. Chi non vede questi rischi è solo perché non vuole vederli, e continuare a chiedere d’incentivare le prestazioni private, che siano di medici, infermieri, fisioterapisti o tecnici di laboratorio poco cambia, è semplicemente perseverare nell’errore.
Per questo la Funzione pubblica della Cgil insiste nel richiamare il Governo alle sue responsabilità. Deve infatti trovare le risorse per finanziare il sistema sanitario nazionale, garantire l’erogazione di servizi e retribuire in modo adeguato il personale».