Grosseto. Una tecnica innovativa che, attraverso un semplice prelievo di sangue, in modo rapido e sicuro, permette di effettuare il follow up nei pazienti operati di tumore o sottoposti a terapia. Si chiama biopsia liquida e in Asl Toscana Sudest è partita in via sperimentale oltre due anni fa, a fine 2020, negli ospedali di Arezzo e di Grosseto.
«Una tecnica innovativa che consente attraverso un prelievo ematico di cercare gli elementi molecolari che indicano l’eventuale persistenza del tumore – spiega il dottor Agostino Ognibene, direttore del Dipartimento di Medicina di laboratorio e trasfusionale -. È un protocollo che va avanti da oltre due anni e che applichiamo nei casi di tumore alla mammella, al polmone, all’intestino, alle vie urinarie, melanoma, carcinoma gastrico, tumore epatico e alle vie biliari»
«Su queste linee tumorali abbiamo in corso una sperimentazione – prosegue Ognibene – soprattutto per quanto riguarda il polmone, l’intestino e la mammella, dove stiamo cercando di usare la biopsia liquida come strumento di monitoraggio della malattia residua, in parallelo con la diagnostica per immagini come la Tac o la risonanza».
«Questo studio, con il quale ad oggi abbiamo arruolato più di 60 pazienti – continua Ognibene –, ci permette di seguirli e capire se possiamo anticipare la scoperta di eventuali recidive o di metastasi o la persistenza della malattia, prima dei tempi di rilevazione con la diagnostica per immagini. Uno studio i cui risultati preliminari saranno pubblicati su una rivista internazionale del settore e che ci fa intravedere risultati predittivi e promettenti».
«La biopsia liquida – continua Ognibene – viene usata quando non abbiamo più il tessuto da esplorare e quindi grazie ad essa si ricerca la presenza di eventuali cellule tumorali e dna tumorale circolante per quantificarlo permettendoci di monitorare molti tumori e, grazie allo studio del dna delle cellule, fornire al clinico oncologo informazioni utili a monitorare la malattia o eventuali recidive, agire con terapie personalizzate, la target therapy, e ridurre in maniera importante il ricorso a chemioterapia e radioterapia».
«A differenza del monitoraggio effettuato con la diagnostica per immagini ogni 6 mesi – prosegue Ognibene –, la biopsia liquida richiede il prelievo di sangue una volta al mese e ci permette di capire se c’è una recidiva prima ancora di individuarla con la tac».
I vantaggi
Quali vantaggi comporta questa procedura? «Un fortissimo vantaggio economico che si affianca alla tempestività nell’anticipare la scoperta di una eventuale recidiva e quindi migliorare la terapia – sottolinea Ognibene –. Abbiamo uno strumento in più per combattere il cancro. Inoltre il paziente è meno stressato anche se deve venire ogni mese a fare il prelievo ematico».
La strumentazione necessaria è stata acquistata con fondi Calcit e fondi aziendali. «Non dobbiamo dimenticare – conclude Ognibene – i professionisti impiegati in questa attività scientifica: a Grosseto Maja Rossi e Sara Bardi e ad Arezzo Alessandro Pancrazi, Alice Moncada e Francesca Pompili, che insieme hanno dato un grosso contributo all’implementazione di questa nuova tecnica».