La Conferenza dei sindaci delle Colline dell’Albegna, riunitasi nei giorni scorsi, ha affrontato la pressante questione dei trasporti sociali per malati oncologici.
Il passaggio previsto dalla Regione Toscana dal primo dicembre, dal cartaceo al digitale per la ricetta medica relativa al trasporto in ambulanza, ha fatto emergere, soprattutto nei comuni periferici, il problema dei malati oncologici autosufficienti, per i quali non è prevista la gratuità del servizio, rientrando nella categoria trasporto sociale, anziché trasporto sanitario, che è invece previsto per i pazienti barellati ed è garantito gratuitamente.
“Se per un malato oncologico autosufficiente residente a Grosseto può risultare possibile raggiungere l’ospedale in modo autonomo per le cure oncologiche – afferma Giovanni Gentili, presidente della Conferenza dei sindaci delle Colline dell’Albegna e sindaco di Pitigliano –, non lo è affatto per i pazienti che risiedono nei comuni dell’Albegna e che in alcuni casi devono percorrere diversi chilometri. Penso, ad esempio, ad un cittadino che risiede a Montevitozzo o a Porto Ercole. A questi pazienti, nel caso in cui siano in grado di muoversi autonomamente, non viene riconosciuto il diritto al trasporto gratuito in ambulanza. È ingiusto che il costo del servizio debba ricadere sui pazienti stessi, in quanto il diritto alla salute deve essere garantito in egual misura a tutti e non devono esistere malati di serie A e di serie B”.
“Nella consapevolezza che la Conferenza dei sindaci sia la sede istituzionale idonea per affrontare il problema in modo costruttivo – prosegue Giovanni Gentili –, ci siamo riuniti lo scorso 6 dicembre e dopo l’incontro abbiamo chiesto ulteriori delucidazioni alla Asl. Se la Regione Toscana e la Asl non troveranno una idonea soluzione entro breve tempo, la Conferenza dei sindaci delle Colline dell’Albegna è pronta a fare la sua parte, utilizzando le risorse che in questi anni ha accantonato grazie ad una gestione oculata dei servizi, per destinarle al trasporto sociale e coprire così almeno una parte dei costi affinché non ricadano sui pazienti”.