Martedì 9 agosto il Movimento Lilla ha partecipato ad un incontro organizzato dall’Asl Toscana sud est, in merito ai chiarimenti richiesti sul destino della struttura residenziale di Casa Mora dedicata alla cura dei disturbi alimentari.
“Una struttura nata e pensata per accogliere fino a 20 pazienti in regime residenziale e che, ad oggi, ne accoglie solo 7 in regime semiresidenziale diurno – si legge in una nota del Movimento Lilla -. Durante l’incontro, sono emerse le motivazioni che hanno impedito, ad oggi, l’apertura a pieno regime di questa struttura in cui la Regione Toscana ha investito cospicui fondi. Una motivazione riguarda la pandemia, l’altra motivazione attiene alla burocrazia, ai tempi dei bandi e dell’organizzazione delle risorse. Mentre la pandemia è stata a tutti gli effetti un evento non controllabile, la burocrazia lo è ed è la Regione Toscana l’unica a poter agire per eliminare tutti gli impedimenti che, ad oggi, rendono impossibile l’utilizzo reale e concreto di Casa Mora per come è stata progettata e finanziata“.
“La Regione Toscana, nel nome dell’assessore alla sanità Simone Bezzini e del suo presidente Eugenio Giani, ha ricevuto due lettere da parte del Movimento Lilla sugli accadimenti di Casa Mora. La Regione Toscana ha disatteso e continua a disattendere alle risposte in merito – continua il comunicato -. Alla luce delle risorse investite, dell’aumento esponenziale dei casi , delle morti in tutta Italia di persone in lista d’attesa per un letto in struttura, della capacità ricettiva di Casa Mora e dei costi di sostentamento che comunque ci sono, ci domandiamo se 7 pazienti in regime di day-hospital, a fronte dei 20 ospitabili in regime residenziale, possano considerarsi un obiettivo soddisfacente per la Regione“.
“Per questo chiediamo alla Regione Toscana di intervenire dando priorità assoluta alla questione, velocizzando i tempi biblici dei bandi e delle assegnazioni, avendo fisso il pensiero di chi, ancora oggi, muore di malattie del comportamento alimentare in attesa di un posto letto – termina la nota -. In Italia, nel 2022, le persone non possono morire di malattie perfettamente curabili aspettando i tempi della burocrazia“.