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Pronto soccorso: Opi e Omceo invitano a non stigmatizzare chi ha problemi di salute mentale

di Redazione
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“Attenzione a non stigmatizzare chi ha problemi di salute mentale per mettere in risalto problematiche di altri servizi”.

L’invito arriva dall’Ordine delle professioni infermieristiche e dell’Ordine dei medici di Grosseto, a seguito di una serie di notizie circa la situazione nei pronto soccorso della provincia.

“Alcuni episodi di cronaca hanno generato – spiegano i presidenti locali di Opi, Nicola Draoli, e di Omceo, Paola Pasqualiniuna narrazione molto parziale e che rischia, soprattutto, di determinare conseguenze pericolose per la tenuta sociale. L’invito che facciamo, a chi si sta esponendo sui giornali, comprese alcune sigle sindacali, è di non cercare il capro espiatorio nei cittadini che hanno problematiche di salute mentale e nei servizi di salute mentale, perché così facendo si alimenta lo stigma”.

Per questo motivo, Opi e Omceo hanno deciso di lavorare all’organizzazione di un incontro pubblico per parlare con tutti gli attori coinvolti, come l’azienda sanitaria, la consulta della salute mentale e cittadini, di quello che accade nei pronto soccorso e nei servizi territoriali: “È importante fare chiarezza e cercare, serenamente, una soluzione insieme, ma con dati alla mano e con serietà, nell’interesse delle persone che fruiscono dei servizi e dei professionisti che vi lavorano, per evitare anche che si crei una guerra tra professionisti che operano sul territorio o in ospedale“.

“Le criticità dei pronto soccorso – ricordano Opi e Omceosono dovute a un accesso importante di persone e ad una carenza di risorse umane che aumenta nel periodo estivo. Siamo vicini quindi ai professionisti del pronto soccorso, così come lo siamo all’ambito della psichiatria territoriale, che versa pure in gravi difficoltà di risorse strutturali e umane e che continua, ad esempio, ad avere un numero di posti letto in Spdc carente da anni e anni rispetto alla popolazione di riferimento. Allo stesso tempo, siamo convinti che la narrazione a cui stiamo assistendo determini una pericolosa sfiducia nei cittadini verso la sanità e allo stesso tempo punti il dito contro chi soffre di patologie di salute mentale e le loro famiglie“.

“Non tutte le agitazioni psicomotorie – proseguono Draoli e Pasqualini – possono essere condotte alla patologia psichiatria: neurodiversità, dipendenze, delinquenza ed emarginazione sociale non significano necessariamente problematiche di salute mentale ed è doloroso ed irrispettoso per chi ne soffre veramente classificare tutto sotto lo stesso ombrello. E comunque in tutte le patologie organiche, il fatto che si possa manifestare una crisi acuta, che richiede quindi un accesso al pronto soccorso, non significa che ci sia assente una presa in carico da parte della medicina territoriale. Per questo è fondamentale evitare posizioni nette, che non tengono conto di tutti gli attori coinvolti, a vantaggio dei cittadini che devono potersi rivolgere con fiducia al servizio sanitario e devono potersi sentire sicuri di fronte a persone che possono avere disturbi di salute mentale“.

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