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Case della comunità: approvata la sperimentazione verso la sanità territoriale del futuro

di Redazione
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Pronte a partire, in Toscana, le prime esperienze-pilota di Case della comunità. Una sperimentazione con la quale la Regione sceglie di testare un modello di medicina di prossimità, che prefigura un’organizzazione adeguata alle strutture che verranno realizzate grazie al Pnrr, anche per renderle fin da subito operative.

La giunta regionale, nella sua ultima seduta, ha approvato le linee di indirizzo per la sperimentazione di queste nuove realtà destinate, entro i prossimi cinque anni, a diventare un punto di riferimento sia per le questioni legate alla salute, sia per le problematiche sociali di ogni cittadino. Le Case della comunità saranno infatti, insieme agli Ospedali di comunità e alle Centrali di coordinamento, le nuove strutture sociali e sanitarie di prossimità che saranno finanziate su scala nazionale con i fondi del Pnrr (previsto un investimento su scala nazionale di 2 miliardi di euro).

Il progetto regionale, intitolato “Da Casa della salute a Casa della comunità”, indica come queste prime esperienze sperimentali siano da attivarsi in ognuna delle tre aziende Usl della regione. Si baseranno sull’esperienza delle Case della salute, che in Toscana esistono già da tredici anni, e su una estensione delle loro funzioni sia in ambito sanitario che sociale.

La sperimentazione punterà su una maggior integrazione e multidisciplinarietà tra i professionisti della rete – spiega Simone Bezzini, assessore regionale al diritto alla salute e sanità -, sul rafforzamento dell’integrazione socio-sanitaria e del supporto alla domiciliarità, su più partecipazione della comunità, sulla telemedicina e i suoi strumenti, come la televisita e il teleconsulto, e sulla sanità digitale. Con questo progetto testiamo sul campo le novità del Pnrr, che facendo della prossimità il concetto chiave punta a valorizzare sia la presenza diffusa e capillare di servizi sul territorio, sia il contributo che può arrivare dalle nuove tecnologie”.

“Le Case della comunità stanno alla base del modello territoriale previsto dal Pnrr e la Regione Toscana è pronta ad avviarne la sperimentazione – dichiara Serena Spinelli, assessore regionale alle politiche sociali -. Non partiamo però da zero, dato che per molti aspetti è in continuità con il modello regionale su cui abbiamo lavorato negli ultimi anni e che ha previsto le Case della salute. In questo senso le Case della comunità dovranno rappresentare il rafforzamento e l’evoluzione dei servizi di prossimità sul territorio, della capacità di rispondere in maniera integrata e trasversale ai bisogni sanitari e sociali, del coinvolgimento attivo del Terzo settore. Luoghi di accesso ai servizi la cui vera sfida è costituita dall’obiettivo di mettere in rete tutte le competenze e i processi per realizzare percorsi chiari e garantire continuità di assistenza in ogni fase di vita, rafforzando la capacità di presa in cura complessiva della persona, con il suo insieme complesso di diritti e bisogni.

Obiettivo di questo progetto-pilota è la creazione di un modello di Casa della comunità da poter estendere a tutta la regione. La sperimentazione avverrà in ognuna delle tre Ausl della Toscana: la società della salute di Firenze per la Ausl Toscana centro, la zona distretto versilia per la Ausl Toscana nord ovest e la società della salute Amiata senese, Val d’Orcia e Valdichiana per l’Ausl Toscana sud est. All’interno di queste tre Ausl poi, sono state identificate altrettante Case della salute dove testare il nuovo modello: quelle de “Le piagge” (Ausl Toscana centro), di Querceta (Toscana nord ovest) e di Abbadia San Salvatore (Ausl sud est).

Attualmente la Casa della salute è orientata prevalentemente a una diversa organizzazione delle attività sanitarie collegando tra loro, quando possibile, i servizi territoriali, i medici di medicina generale e i servizi sociali, ma spesso con una offerta di servizi disomogenea. Il modello di casa della comunità che si intende realizzare è pensato per rappresentare il punto d’incontro tra soggetti, istituzioni e istanze sociali per il benessere della collettività. Sarà una struttura in cui potrà operare un team multidisciplinare di medici di medicina generale, pediatri, medici specialistici, infermieri di comunità, altri professionisti della salute, ma anche assistenti sociali; inoltre, nell’offerta al cittadino potranno essere inclusi servizi consultoriali con particolare attenzione alla tutela del bambino, della donna e dei nuclei familiari.

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