La questione della carenza infermieristica, non solo a livello locale bensì nazionale, necessita sempre più di attenzione e, soprattutto, di soluzioni concrete ed è fondamentale, quindi, che sia inserita in ogni agenda politica.
A sostenerlo è Nicola Draoli, presidente dell’Ordine degli infermieri di Grosseto: “Il problema è evidente e parte da lontano e noi come Ordine lo avevamo già denunciato prima della pandemia. C’è stata un’immissione importante di infermieri in ambito toscano che però, al momento, non li rendono più sufficienti a coprire il fabbisogno. Innanzitutto per via del periodo di ferie estive, che sta per terminare, ma che ha comportato la necessità di fare sostituzioni, in parte per il rientro dei colleghi assunti nel 2020 verso le loro zone di origine e, in secondo luogo, perché i percorsi Covid non sono affatto diminuiti ma, rispetto allo scorso anno, si continua a lavorare a pieno regime senza aver mai registrato un reale calo del carico di lavoro. Nonostante le vaccinazioni stiano portando, per fortuna, a una diminuzione degli elementi di gravità clinica nelle persone che si ammalano, non stanno però facendo diminuire l’impegno sanitario che, al contrario, sta aumentando tantissimo a causa della contagiosità e diffusione della variante Delta”.
“”Inoltre, si devono fare i conti con la positività degli operatori sanitari che a livello nazionale, solo nell’ultimo mese, ha visto un aumento del seicento per cento – spiega Draoli -. Si tratta di una positività che raramente ha impatto clinico, perché colpisce persone vaccinate, ma che in ogni caso comporta un’astensione obbligatoria dal lavoro, determinando, quindi, un sovraccarico di lavoro per il personale in servizio”.
In questo quadro, già complicato, c’è da considerare anche la graduatoria ormai aperta da un recente concorso, ma non utilizzata: “E’ importante capire – dichiara Draoli – perché non si stia assumendo personale che è già stato valutato: se c’è un problema di risorse economiche e di bilancio o se ci sono, invece, altre motivazioni. Altro tema da trattare è quello delle carenze nelle Residenze sanitarie assistite (Rsa), che non può essere ovviato con l’impiego di operatori socio sanitari (oss) e neppure con l’impiego temporaneo di infermieri del servizio sanitario nazionale”.
“Piuttosto – prosegue Draoli – è necessario chiedere il superamento del vincolo di esclusività per gli infermieri, così da permettere su base volontaria di operare presso strutture private fuori dall’orario di lavoro, oppure prevedere progetti di supporto, ma adeguatamente riconosciuti con prestazioni aggiuntive, ed anche incentivazioni economiche per comandi e distacchi ad hoc su territori che soffrono carenze più strutturali, in particolare quelli periferici. Le problematiche più importanti si stanno rilevando sui livelli ospedalieri perché risentono di una minore flessibilità del lavoro dovendo garantire una presenza h24 non modulabile. L’intervento più ovvio è comunque mettere da subito mano alla graduatoria esistente“.