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Giornata internazionale degli infermieri: un contributo fondamentale durante l’emergenza Coronavirus

di Redazione
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Si celebra domani la Giornata internazionale degli infermieri che “compiono” ben due secoli e che come ogni anno rappresenta l’occasione per ricordare l’importanza del ruolo di questa figura professionale della sanità, sia nell’assistenza che nella relazione umana con i pazienti. Per sottolineare il valore di questa professione, l’Oms ha dedicato l’anno in corso agli infermieri e alle ostetriche.

Questa volta però non sarà possibile realizzare iniziative celebrative come nel passato, perché tutto avverrà in un contesto che nessuno avrebbe pensato di vivere e che invece da mesi coinvolge il mondo intero, quello dell’emergenza sanitaria da Covid-19.

Ed è proprio in questa situazione di criticità, con cui anche la Asl Toscana sud est ha dovuto fare i conti e che ha messo a dura prova tutto il sistema sanitario, che il ruolo dell’infermiere è stato quanto mai determinante, in ospedale come sul territorio. Insieme ai medici e agli altri operatori in prima linea nella lotta al Covid, gli infermieri della Sud Est hanno dimostrato coraggio e dedizione per la loro professione, vissuta quasi come una missione al servizio della salute delle persone. Non hanno mai mollato, i nostri infermieri, nessuno si è tirato indietro, anche nei momenti più difficili, anche quando i segni delle mascherine indossate per molte ore erano evidenti e la stanchezza fisica e mentale c’era, indubbiamente. Hanno fatto squadra, come nella Asl Toscana sud est, è solito fare. Insieme nelle difficoltà, a sostenersi a vicenda, lottando spalla a spalla contro un nemico sconosciuto che ha fatto molte vittime.

L’emergenza Covid ha richiesto cambiamenti rapidi, nell’organizzazione del sistema, nella gestione dei pazienti e nello svolgimento del proprio compito, basti pensare alla fatica di lavorare coperti da capo a piedi da Dpi, che vanno spesso cambiati e rendono affannosa la respirazione. Gli infermieri e tutti gli altri professionisti in generale hanno colto la sfida, tuttora in essere, e la stanno portando a termine.

Oltre all’aspetto assistenziale, gli infermieri si sono fatti carico della sofferenza psicologica ed emotiva dei pazienti che, isolati nei reparti covid dell’ospedale Misericordia o del San Donato o in sorveglianza domiciliare, non potevano avere contatti con i propri cari. Come nella natura della loro professione, per tutto il tempo dell’emergenza sono rimasti a fianco dei pazienti impauriti e lontani dagli affetti, anche solo con uno sguardo di speranza e di empatia al di sopra delle mascherine. Seppure provando a volte timore e incertezza, come è normale che sia, hanno sempre saputo conciliare professionalità e umanizzazione della cura.

In questi mesi, la sinergia tra tutto il personale che si è trovato a sostenere questa difficile prova è stata forte, l’integrazione professionale è stata la chiave di volta per riuscire a superare la crisi e tutelare la salute dei cittadini.

“Gli infermieri hanno rappresentato senza dubbio un aiuto determinante in periodo Covid, è importante però anche ricordare il loro ruolo all’interno della promozione del nuovo assetto organizzativo della Sud Est e la loro capacità di adattamento ai cambiamenti, sempre continuando a fare sistema. Sono un telaio solido su cui l’Azienda può fare affidamento – afferma il direttore del Dipartimento professioni infermieristiche e ostetriche, Lorenzo Baragatti -. Senso di appartenenza e di responsabilità sono alcune delle caratteristiche che contraddistinguono l’operato degli infermieri al pari degli altri professionisti sanitari, di cui hanno dato ampia dimostrazione in uno scenario particolare come quello vissuto negli scorsi mesi. Dal momento di emergenza, ci auguriamo di poter ripartire il più presto possibile per sviluppare le progettualità che vedono la professione infermieristica impegnata in nuovi modelli assistenziali, da implementare già nella Fase 2 di ripartenza. Il nostro impegno come Dipartimento riguarderà l’attività infermieristica a 360°, partendo dalla figura dell’infermiere di famiglia e di comunità, quale risposta concreta ai bisogni di salute territoriali, in particolare per la cronicità, e portando così a termine il percorso definito prima della pandemia. In ospedale, investiremo sul percorso see and treat al Pronto Soccorso, ovvero la presa in carico autonoma dei pazienti meno critici da parte di infermieri con specifiche professionalità al fine di snellire i percorsi”.

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