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Diabete, al campo scuola per imparare a gestirlo: iniziative anche in Maremma

di Redazione
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Al campo scuola per imparare a gestire il diabete, acquistando autonomia, conoscendo altri coetanei, facendo sport, divertendosi, stando all’aria aperta, a contatto con la natura. Quello che per la maggior parte dei ragazzi è un progetto facilmente realizzabile, per i loro coetanei affetti da diabete presenta qualche difficoltà in più.

Per questo, dal 2000 la Regione Toscana sostiene progetti di organizzazione di campi scuola per bambini e adolescenti con diabete. Un sostegno che è stato riconfermato anche per il 2018, con una delibera approvata stamani dalla giunta, su proposta dell’assessore al diritto alla salute e welfare Stefania Saccardi. La delibera destina complessivamente 150.000 euro alle aziende che hanno presentato progetti specifici.

Ai campi scuola, che sono gestiti dal Centro regionale per il diabete dell’età evolutiva dell’azienda ospedaliero-universitaria Meyer, dalla ex Asl 6 di Livorno (Toscana nord ovest) e dalla ex Asl 9 di Grosseto (Toscana sud est), i ragazzi imparano, con l’aiuto di medici e psicologi, a gestire il diabete e superare i problemi connessi con la convivenza con una patologia cronica.

“Come Regione consideriamo fondamentali questi campi scuola per ii bambini e ragazzi con il diabete, e per questo ci teniamo a finanziare ogni anno i progetti, ormai da tanti anni – sottolinea l’assessore Stefania Saccardi -. Il campo scuola è il primo passo per l’autonomia del ragazzo dalla famiglia. Al campo scuola è il ragazzo ad essere coinvolto e responsabilizzato in prima persona nella gestione della propria patologia. Le esperienze degli anni passati ci hanno dimostrato l’efficacia e la valenza terapeutica di questi campi e noi, in accordo con le associazioni di volontariato, siamo determinati ad assicurare continuità a questi progetti“.

“Dall’inizio degli anni Ottanta il nostro Centro di riferimento organizza il campo scuola, trasferendo le competenze multidisciplinari del team sanitario al di fuori dell’ospedale e permettendo così ai soggetti con diabete, all’interno di una sorta di vacanza, di acquisire, verificare ed approfondire le conoscenze diabetologiche necessarie per la gestione della terapia nel quotidiano – dichiara la dottoressa Sonia Toni, responsabile del Centro regionale per il diabete dell’età evolutiva del Meyer -. Il campo scuola è parte integrante del programma di educazione all’autocontrollo e all’autogestione del diabete, che prevede nozioni teoriche, addestramento pratico e supporto psicologico per superare le problematiche di vita connesse con la convivenza con la malattia cronica“.

“In particolare la gestione del diabete richiede che, fin dai primi momenti dopo l’esordio, la famiglia e il bambino siano parte integrante del team e siano gli attori principali del processo di cura – spiegano gli esperti coinvolti nell’organizzazione dei campi scuola -. Affinché questo possa avvenire è necessario che la famiglia entri nel percorso di accettazione per trasformare la malattia in condizione di vita, e trovi le risorse che la mettano in condizione di superare la cronicità e trasformarla in energia. In questo percorso si inserisce il campo scuola, che rappresenta sotto tutti gli aspetti un alto momento di educazione terapeutica: un’opportunità finalizzata a migliorare le capacità di autogestione e l’integrazione sociale“.

I campi scuola per i bambini e ragazzi con diabete

I campi per i ragazzi più grandi (11-16 e 14-17 anni) sono rivolti ai soli ragazzi, con la partecipazione di 3-4 ragazzi di età superiore, che svolgono la funzione di “diabetico guida”, grazie alle esperienze già maturate nei precedenti campi scuola. I campi per i più piccoli sono rivolti ai gruppi familiari e il bambino (6-10 anni) partecipa con entrambi i genitori. Ai campi sono presenti medici, infermieri, psicologi, pediatri, dietisti, preparatori atletici della facoltà di scienze motorie, personale dell’Associazione diabetici. I campi si svolgono in montagna, in agriturismo, in barca.

Per i medici, vivere in stretto contatto, 24 ore su 24, con i ragazzi, consente loro di osservarli più da vicino a stabilire con loro un rapporto che non è più di dipendenza medico-paziente, ma di collaborazione attiva e diretta. Le lezioni teoriche si alternano a esercitazioni pratiche e ogni ragazzo è stimolato a compiere da solo i controlli e le terapie necessarie.

Il diabete dell’età evolutiva

Ogni anno, nella fascia di età 0-14 anni si verificano 8-10 nuovi casi ogni 100.000 bambini e 6-7 nella fascia di età giovanile tra 15 e 29 anni. E il trend è in aumento, in Toscana come nel resto d’Italia: +3,6% l’anno. Il diabete dell’età evolutiva colpisce in Italia circa l’1 per mille della popolazione ed è pari a circa l’8% di tutti i casi di diabete. Questa patologia a carattere sociale emergente può essere affrontata con la prevenzione primaria e secondaria, ma quando si è ormai evidenziata, diventano fondamentali l’autocontrollo e la capacità di gestione da parte dei ragazzi. Il periodo di vacanza (da 7 a 10 giorni) passato “da solo” rassicura i genitori sulla capacità del figlio di autogestirsi, e sviluppa nel ragazzo una maggiore sicurezza di sé.

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