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Anche Grosseto, con Perle Onlus, alla Giornata mondiale dei disturbi del comportamento alimentare

di Redazione
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Venerdì 2 giugno, al Museo di arte classica dell’Università La Sapienza di Roma, #WeDoActTogether per la seconda edizione della Giornata nazionale sui Dca.

La Giornata, promossa a livello mondiale dall’Academy of eating disorders (AED), nasce allo scopo di diffondere ai policy maker di tutto il mondo il messaggio che i disturbi alimentari sono una realtà attuale, con un impatto rilevante a livello sociale e sanitario.

Si tratta di una mobilitazione mondiale, con eventi ed iniziative organizzate in ogni Paese partecipante, dal Brasile, al Perù, passando per l’Africa, mentre simultaneamente, a livello globale, viene reso virale tramite i social network più utilizzati, l’hashtag #WeDoActTogether a simboleggiare l’unione di intenti.

In Italia, con l’organizzazione della Società italiana per lo studio dei disturbi del comportamento alimentare (Sisdca), l’evento in programma – presso il Museo di arte classica dell’Università La Sapienza di Roma, Edificio di Lettere, Piazzale Aldo Moro, 5 – prevede un convegno che si tiene a partire dalle 15.

La giornata vede la partecipazione di Consult@noi, l’Associazione nazionale di secondo livello dedicata ai Dca, che racchiude al suo interno associazioni di familiari operanti su tutto il territorio italiano, tra cui Perle Onlus, in rappresentanza di Grosseto.

Il programma prevede, in apertura, i saluti del Rettore dell’Università di Roma “Sapienza” e prosegue con interventi di esponenti di spicco del panorama scientifico sui disturbi del comportamento alimentare, per poi chiudersi con una visita presso il Museo di arte classica, a seguito di una tavola rotonda che vedrà la partecipazione delle associazioni di pazienti e familiari Dca.

Attraverso la mobilitazione virtuale (Facebook, Twitter, Instagram, LinkedIn) e l’attivismo specifico di ciascun Paese, il 2 giugno rappresenta l’occasione per un maggiore coinvolgimento dei responsabili delle politiche sanitarie di ogni Paese, allo scopo di raggiungere una maggiore consapevolezza e responsabilità nei piani di programmazione sanitaria, e nell’istituzione di reti e sistemi di cura nazionali adeguati.

Nove i principali obiettivi da raggiungere; sette le principali verità da diffondere con #WeDoActTogether, per agire insieme verso una consapevolezza maggiore del problema, sia a livello istituzionale che a livello di informazione e sensibilizzazione della cittadinanza:

Verità #1: molte persone con disturbi alimentari hanno sì un aspetto sano, ma possono essere molto malate.

Verità#2: le famiglie non sono da biasimare, anzi possono essere le migliori alleate dei pazienti e degli operatori durante il trattamento.

Verità #3: una diagnosi di disturbo alimentare è una situazione di straordinaria difficoltà (e di crisi) sanitaria che sconvolge il funzionamento personale e del gruppo familiare.

Verità #4: i disturbi alimentari non sono scelte, ma sono gravi malattie con notevoli influenze sul piano biologico.

Verità #5: i disturbi alimentari colpiscono persone di tutti i generi, età, razze, etnie, di tutte le forme del corpo e di tutti i pesi, di ogni orientamento sessuale, e di differenti strati socio-economici.

Verità #6: i disturbi alimentari comportano un aumento del rischio sia per il suicidio che per le complicanze mediche.

Verità #7: sia i geni che l’ambiente giocano un ruolo importante nello sviluppo dei disturbi alimentari.

Obiettivo #1: si chiede che tutti gli operatori in prima linea (inclusi i pediatri di libera scelta, i medici di medicina generale, i dentisti, i ginecologi e gli operatori del Pronto Soccorso) vengano educati all’individuazione, alla diagnosi e al riferimento a servizi di cura dei disturbi alimentari adeguati.

Obiettivo #2: si chiede che le cure siano accessibili e fondate su dati comprovati, la diagnosi precoce e l’intervento una priorità.

Obiettivo #3: si chiede che l’informazione pubblica sui disturbi alimentari sia accurata, basata sulla ricerca, facilmente accessibile, e orientata a porre fine allo stigma sui disturbi alimentari.

Obiettivo #4: si chiede che si comprenda quanto potrebbe danneggiare la rilevazione del peso e dell’indice di massa corporea nelle scuole e nelle attività sportive e che si sviluppi un programma sulla salute basato sull’appropriatezza di evidenze scientifiche.

Obiettivo #5: si chiede una consapevolezza sempre maggiore sulla multifattorialità dei disturbi alimentari, considerato che queste patologie colpiscono un ampio spaccato della popolazione, incluse persone di ogni età, taglia, peso, genere, orientamento sessuale, etnia, nazionalità e stato civile.

Obiettivo #6: si chiede che i programmi di sostegno per la cura dei disturbi alimentari rivolti alla popolazione e alle famiglie siano facilmente accessibili a tutti.

Obiettivo #7: si chiede che vengano diffusi nelle scuole e nelle università interventi di formazione basati sulla ricerca, in merito a patologie quali i disturbi alimentari e al metodo con cui i pari e le figure di sostegno possano supportare al meglio i pazienti e le famiglie durante la cura.

Obiettivo #8: si chiede che il Ministero della salute e le Regioni inseriscano i disturbi alimentari come parte integrante dei Sistemi sanitari nazionali, organismi di regolamentazione e promuovano campagne di sensibilizzazione pubblica.

Obiettivo #9: si chiede che l’Organizzazione mondiale della salute riconosca ufficialmente la Giornata mondiale dei disturbi alimentari.

Dati epidemiologici

La frequenza dei disturbi dell’alimentazione sembra essere maggiore nei Paesi industrializzati e nel genere femminile (90% dei casi). L’età con maggiore rischio di insorgenza è l’adolescenza e la prima età adulta.

La prevalenza di casi che soddisfano pienamente i criteri diagnostici per l’anoressia nervosa (secondo il Dsm-V)  fra le donne è circa dello 0,5%. Fra i maschi la prevalenza è circa un decimo di quella fra le femmine

La prevalenza dei casi che soddisfano i criteri diagnostici per la bulimia nervosa (secondo il Dsm-V) tra i soggetti adolescenti e giovani adulti di sesso femminile è di circa 1-3%. Il tasso di presentazione nel sesso maschile è circa un decimo rispetto a quello nel sesso femminile.

Sembra, tuttavia, che i disturbi subclinici o i disturbi dell’alimentazione non altrimenti specificati siano di più frequente riscontro e questo evidenzia quanto le categorie diagnostiche del Dsm-Iv per la classificazione dei disturbi alimentari, sebbene necessarie, spesso risultano troppo rigide ed escludono altri disturbi presenti in percentuale maggiore nella popolazione.

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