L’Oncologia dell’ospedale di Grosseto all’avanguardia per la sperimentazione di cure innovative.
È appena stato attivato uno studio clinico di “fase 2” per la “terapia cellulare con linfociti T/NK citotossici somministrati per via endoperitoneale, nel carcinoma ovarico con malattia residua minima o microscopica, dopo trattamento chirurgico e chemioterapico”, spiega il direttore dell’Oncologia medica dell’ospedale di Grosseto, Carmelo Bengala.
In sostanza, la terapia potrà essere sperimentata nella prevenzione di possibili recidive della malattia, in donne già operate e sottoposte a trattamento di chemioterapia nel tumore dell’ovaio.
Le terapie
La terapia cellulare costituisce una strategia terapeutica innovativa nella cura dei tumori e la somministrazione endoperitoneale potrebbe presentare molti vantaggi per le pazienti, in termini di minore tossicità, minori effetti collaterali e maggiore efficacia, rispetto alla chemioterapia. L’esito di questo studio potrebbe aprire la strada al trattamento di altre patologie tumorali con terapie di minore impatto per la qualità della vita dei pazienti.
La prima fase dello studio è stata condotta dallo stesso dottor Bengala, insieme al professor Pierfranco Conte, presso la Divisione di Oncologia medica dell’Università di Modena e Reggio Emilia, a Modena; mentre lo studio di fase 2 verrà condotto all’ospedale Misericordia di Grosseto e in altre quattro strutture italiane di livello internazionale per la ricerca oncologica, quali l’Istituto oncologico veneto di Padova, l’Azienda ospedaliera universitaria di Pisa, il Policlinico Gemelli di Roma, la Fondazione “Pascale” di Napoli.
Come precisa il dottor Bengala, “la terapia cellulare è una modalità estremamente innovativa nel trattamento dei tumori. In particolare la linea cellulare che stiamo studiando si è dimostrata molto attiva sui modelli tumorali preclinici e sicura sotto il profilo della tossicità nello studio di fase I. L’obiettivo dello studio di fase II è ora di valutarne anche l’attività e l’efficacia sulle pazienti che saranno arruolate nello studio nelle cinque istituzioni coinvolte”.
Lo studio, oltre all’Oncologia medica, a Grosseto prevede la partecipazione anche della Chirurgia generale e ginecologica, dell’Anatomia patologica, del laboratorio ed il Dipartimento delle politiche del farmaco, nell’ottica dell’attività interdisciplinare integrata.
“E’ un esempio di trasferibilità delle ricerche dalla fase di laboratorio a quella clinica – conclude Bengala – benché si tratti ancora di ricerca e non di pratica clinica corrente. Nonostante ciò, deve esser considerata una opportunità per i nostri pazienti, nonché un’occasione di crescita scientifica, tecnica, professionale e organizzativa per medici, infermieri, tecnici e personale sanitario”.