Home Grosseto Modifica legge sull’aborto, le donne di Azione: “No ad ulteriore tortura, servono percorsi di sostegno”

Modifica legge sull’aborto, le donne di Azione: “No ad ulteriore tortura, servono percorsi di sostegno”

di Redazione
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Grosseto. “‘L’aborto deve essere un’estrema ratio e sempre una scelta consapevole’: con queste parole il Sindaco Vivarelli Colonna annuncia con un post su Facebook la sua decisione di aderire alla proposta di legge d’iniziativa popolare che ha come scopo la modifica dell’articolo 14 della legge 22 maggio 1978, n.194, contenente ‘Norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza. Il quale, con l’introduzione del comma 1-bis, il medico che effettua la visita che precede l’interruzione volontaria di gravidanza, sarebbe obbligato a far vedere, tramite esami strumentali, alla donna intenzionata ad abortire, il nascituro che porta nel grembo e a farle ascoltare il battito cardiaco dello stesso'”.

A dichiararlo, in un comunicato, sono Felicia Ammendola, Ludmila Deli (nella foto), Nicoletta Di Pietro e Susanna Perin di Azione Grosseto.

“Ci tiene a precisare, però, il nostro sindaco, che la finalità di questa auspicata modifica ha lo scopo di accrescere la consapevolezza del gesto dell’aborto senza però limitare la libertà individuale della donna sancita dalle norme e dal buonsenso. Come a dire: sei libera di scegliere, ma io ti aiuterò a prendere la decisione giusta – continua la nota -. Il bene tutelato dalla norma non è evidentemente la salute del nascituro, poiché resta comunque la possibilità di effettuare l’aborto, la ratio risiede invece nel bloccare la scelta poco prima di farla materialmente, dopo che una donna abbia già compiuto un percorso di accoglienza precostituito nei consultori, che già garantiscono colloqui e consulenza sulla contraccezione per ridurre il ricorso all’Ivc e tutelino la salute della donna fornendo assistenza psicologica e sociale e, su richiesta, informazioni su associazioni di volontariato”.

“Noi donne di Azione e già madri di figli ci rifiutiamo di accettare una tale ulteriore tortura da affliggere a donne e ragazze in stato di grave difficoltà economica, eventualmente anche vittime di abusi o semplicemente non ancora pronte ad occuparsi di una nuova vita e chiediamo alla politica di occuparsi piuttosto ad individuare percorsi di sostegno anche con l’ausilio dei servizi sociali, soprattutto nei casi più difficili. Non per altro da tempo, inascoltati, chiediamo al Governo sostegni indispensabili per la sanità al collasso. Ciò che è meglio per la donna, la donna lo sa già: una gravidanza serena con tutte le cure e le assistenze necessarie al percorso di nascita, una durata maggiore del congedo di maternità obbligatoria, 5 mesi a cavallo del parto sono pochi, ed è per questo che molte donne abbandonano la vita lavorativa non sentendosi pronte a lasciare il loro piccolo in cura ad altri, a soli 3 mesi, con grave impatto non solo per la sua vita personale, ma anche sociale del Paese – termina il comunicato -. Chiediamo più nidi e asili gratis, con personale qualificato e con percorsi di insegnamento all’avanguardia. Occupiamoci dei bambini nati e rendiamo la loro vita e dei loro genitori serena e piacevole. Sono loro il futuro del nostro Paese”.

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