Grosseto. “Le fibrillazioni sulla questione Coeso a cavallo di Ferragosto sa tanto di temporale estivo e poi tutto svanisce. Per questo ritengo di dover intervenire ‘per aggiungere un po’ di sale alla pietanza’, visto che da capogruppo della Lega in Consiglio comunale a Grosseto sono stato il primo a sollevare dubbi, a partire dalla dimensione della zona distretto per me troppo vasta, e, che, con il sindaco Vivarelli Colonna appena insediato al suo primo mandato, andai a contestare all’allora assessore regionale alla sanità Saccardi. Oggi questo sta diventando opinione comune e anche in Consiglio regionale non ho mai smesso di ribadire questa mia convinzione, trovando sponda anche nella maggioranza”.
Così il consigliere regionale della Lega Andrea Ulmi, vicepresidente della Commissione sanità in Regione, sul dibattito che si è aperto sul Coeso.
“Leggo – afferma Ulmi – la replica del presidente Giuntini alla richiesta di un Consiglio comunale ad hoc del consigliere Gabbrielli. La risposta di Giuntini non mi trova assolutamente d’accordo, tanto più laddove lui sostiene che non sono mai pervenute richieste da parte del Comune di Grosseto in giunta o in assemblea. Mi pare doveroso ricordare a Giuntini che la sua presidenza nasce dal tradimento del centrosinistra di un patto parasociale sottoscritto da tutti e che avrebbe dovuto portare, dopo il mandato svolto dal sindaco di Monterotondo in rappresentanza delle Colline Metallifere, alla presidenza il sindaco del capoluogo in rappresentanza dell’area grossetana, prima, e quello di Castel del Piano, poi, per una rappresentanza dell’Amiata. Sotto la sua presidenza, che avrebbe dovuto essere pro tempore, è stato inoltre scelto dallo stesso Giuntini il nuovo direttore del Coeso e la sua gestione è già molto più lunga nella durata di quella che avrebbe dovuto caratterizzare i presidenti eletti secondo i termini del patto parasociale, ma, d’altra parte, sappiamo che in Italia nulla è più definitivo delle cose provvisorie. Bastano questi elementi per dire perché Grosseto avrebbe tutte le ragioni non solo per chiedere una revisione della governance della zona distretto, ma anche per valutare altre opportunità. Lo dico assumendomene la responsabilità nel mio ruolo, pur ricordando come ogni mia azione, anche a livello regionale, sia stata sempre concordata con il sindaco di Grosseto, con cui abbiamo un costante dialogo nell’interesse esclusivo del territorio e senza voler giudicare l’operato della presidenza Giuntini, ma solo rimarcando l’incongruenza delle sue parole”.
Ulmi rivendica anche alcuni risultati. “Le mie richieste di rivedere la dimensione delle zone distretto – afferma il consigliere della Lega – è in linea con la mozione 105 del Consiglio regionale proposta dal Pd e votata all’unanimità, che ha portato allo spacchettamento di quella di Arezzo, tornando alle precedenti tre aree, ma ricordo anche il mio recente emendamento al Prs, anch’esso approvato con voto unanime, che, su richiesta delle comunità locali, permette una riduzione territoriale dei distretti”.
Sulla proposta avanzata dal consigliere Gabbrielli, il vicepresidente della Commissione Sanità è diretto. “Credo che il concetto espresso da Gabbrielli e ribadito da Giuntini sia giusto da sostenere e condivisibile – afferma Ulmi – e mi riferisco a quello che va oltre la situazione riguardante i distretti, ma che è un po’ retorica su cui è impossibile non essere d’accordo, cioè che ci vogliono più sanitari e che vanno investiti più soldi in sanità: in Regione lo dicono a pro loro sia maggioranza che opposizione. Nel caso del Coeso credo che le comunità locali stiano invece dando delle risposte chiare: le Colline Metalifere hanno visto un successo clamoroso della raccolta firme per ricreare una propria zona distretto, l’Amiata, seppur con modalità diverse, va in quella direzione e Grosseto, anche per quello che rappresenta in termini di popolazione, ha tutte le ragioni di dire la propria e di pensare ad un percorso alternativo. Anche perché i problemi sociali della città sono ben diversi da quelli delle aree interne, così come quelli di Castell’Azzara o di un Comune amiatino spesso non combaciano con quelli di Castiglione della Pescaia o di Follonica. Ognuno è artefice del proprio destino e Grosseto vuole esserlo del proprio e non subirlo”.