Scansano (Grosseto). “Scansano ha bisogno di risposte concrete e convincenti che risolvano problemi che incidono pesantemente sulla vita sociale ed economica della nostra comunità”.
A dichiararlo, in un comunicato, è il Pd di Scansano.
“Per questo il Pd di Scansano ha deciso di aprire un confronto con le istituzioni provinciale e regionale e con la segreteria regionale del partito – continua la nota -. Troppe le domande e le sollecitazioni arrivate da parte nostra e dell’amministrazione comunale che sosteniamo con apporto decisivo, rimaste senza risposta. Così, al danno di servizi impoveriti e problemi irrisolti si aggiunge il disorientamento di una comunità che merita più attenzione e lo stesso trattamento di realtà che hanno la sola fortuna di trovarsi più vicine ai grandi centri. Lo merita per una fondamentale questione di uguaglianza di diritti e di giustizia. E, se si vuol guardare solo al dato economico, perché le aree interne contribuiscono all’attrattività turistica della Toscana quanto le città d’arte e le zone costiere. La mancanza di servizi si traduce fatalmente in abbandono e spopolamento, con un danno evidente per tutta la comunità. Non solo locale. Geotermia, sanità, trasporto pubblico, scuola, dissesto idrogeologico e danni causati da predatori ed ungulati le questioni più urgenti”.
“Il no alla speculazione industriale della geotermia ha cementato in questi anni un’alleanza larga e trasversale – sottolinea il Pd –. Tocca alla politica disinnescare il cortocircuito per cui la Regione da una parte assicura che in una Area non idonea non si costruiscono centrali geotermiche e dall’altra nella stessa area concede permessi di ricerca che implicano perforazioni altrettanto invasive con un impatto enormemente dannoso per un’economia costruita, in anni di lavoro e investimenti, su produzioni agroalimentari di pregio (è appena stata annunciata la nascita del bio-distretto maremmano) e il turismo eco-rispettoso ad esse legato. La ricerca non si può limitare, replica la Regione ribadendo che le centrali non si faranno. Ma allora è fondamentale obbligare le società impegnate nella ricerca a chiudere i pozzi una volta terminata l’attività. Perché sia chiaro che quelle ricerche non possono essere il viatico per la successiva speculazione industriale come invece esse sostengono nei progetti presentati”.
“Altra nota molto dolente è quella della sanità – prosegue il comunicato –. Da una parte è stata via via impoverita l’offerta di cura e assistenza: la Rsa, l’unica pubblica rimasta in provincia di Grosseto, è stata depauperata di uomini e mezzi. Di tre medici di base ne sono rimasti due. Dall’altra, la riforma immaginata dalla Regione accentra tutto in centri più grandi e su numeri di utenti ben più alti dei centri interni. Il covid, evidentemente, non ha insegnato nulla: la cura di prossimità è fondamentale e immaginando una riforma non si può non tener conto che le aree interne scontano isolamento e difficoltà di collegamento che devono rientrare nei parametri su cui si riorganizza il servizio. E nel puntare sulla telemedicina non si può scordare che la fibra nelle aree interne è spesso un miraggio, come una connessione stabile e abbastanza potente da permetterne l’applicazione”.
“L’impoverimento del trasporto pubblico, unica nota positiva il ripristino della linea per il mare per i due mesi estivi, aggrava il problema della sanità rendendo difficile raggiungere il capoluogo per chi non ha mezzi propri – spiega il Pd -. Un problema che vivono tutti i giorni, durante l’anno scolastico, anche gli studenti delle superiori che viaggiano per lo più in piedi verso Grosseto e i lavoratori pendolari. In più, quantificare il contributo pubblico in base al numero dei residenti anziché sui chilometri di percorrenza penalizza fortemente un territorio poco popoloso rispetto alla grande estensione dell’area e alla distanza dal capoluogo ed accentra, come sempre, le risorse su centri più grandi e meno isolati. I cambiamenti climatici, il susseguirsi ed alternarsi di importanti precipitazioni atmosferiche e periodi siccitosi minano la sicurezza del territorio e creano danni importanti alle realtà agricole del territorio. Manutenzione dei corsi d’acqua e pulizia di argini e fondali, invasi per l’accumulo delle risorse idriche sono problemi che si trascinano da tempo e richiedono soluzioni che rivedano regolamenti e legislazioni che vanno aggiornati e adeguati alla mutata realtà”.
“Danni a colture e allevamenti patiscono notevoli disagi e danni dalle politiche di protezione, e in alcuni casi di ripopolamento, di alcune specie di animali selvatici come lupi, cinghiali, nutrie e tanti altri. Danni per coltivatori ed allevatori, rischi sanitari per residenti in aree alle quali queste specie si avvicinano sempre più, pericolo di danni anche per la risorsa idrica impongono che il problema sia affrontato con mente sgombra da pregiudizi e integralismi. Le misure di contenimento non bastano più e i primi effetti di questa situazione sono riduzione di reddito e soprattutto riduzione di realtà agricole che, chiudendo, lasciano spazio alla natura che si riappropria di terreni non più curati e tenuti in ordine. Così il lavoro di generazioni viene spazzato via da decisioni assunte non si sa bene in virtù di quale interesse o soprattutto senza la minima conoscenza della realtà su cui vanno a ricadere. Il lavoro agricolo va difeso – termina il comunicato -. Su questi temi prepareremo dei dossier sui quali aprire un confronto con Provincia, Regione e Pd regionale”.