Braccagni (Grosseto). “Signor Sindaco della città di Grosseto,
con il suo annuncio di intitolare una nuova via a Giorgio Almirante, ci sentiamo profondamente in dovere anche noi della sezione Pp di Braccagni-Montepescali di dissentire fermamente dalla sua proposta. Noi siamo le testimonianze viventi degli orrori che Giorgio Almirante nella sua lunga carriera di gerarca fascista ha fatto subire ai nostri padri, renitenti all’arruolamento forzato dei giovani nell’esercito della Rsi, classificati come ‘sbandati'”.
Inizia così una lettera della sezione del Pd di Braccagni-Montepescali rivolta ad Antonfrancesco Vivarelli Colonna.
“Si sono dati alla macchia per mesi per non obbedire alle sue farneticazioni filonaziste… altrimenti come veniva specificato nel manifesto promulgato dalla Prefettura di Grosseto del 17 maggio 1944, firmato Giorgio Almirante, sarebbero stati ‘considerati fuori legge e passati per le armi mediante fucilazione alla schiena’ – prosegue la lettera –. I nostri padri, diciannovenni e ventenni, avevano capito la verità e non gli hanno ubbidito. Non si sono fatti intimorire e si sono opposti mettendo a rischio la propria vita. E in alcuni casi ce l’hanno anche rimessa in modo crudele, come è successo ai martiri di Istia il 22 marzo 1944. Sorpresi e fucilati a Maiano Lavacchio. O come i minatori di Niccioleta fucilati a Castelnuovo Val di Cecina li 14 giugno 1944, le vittime della strage della Fiumara di San Leopoldo a Marina di Grosseto…. Stragi compiute con la collaborazione attiva, convinta, degli italiani fascisti capeggiati da Almirante. Quell’Almirante poi dirigente del Msi, partito nel quale alcuni appartenenti hanno vantato coinvolgimenti nelle trame neofasciste”.
“A questi eroi che hanno sacrificato la loro vita lasciando orfani e vedove, noi rendiamo omaggio sulle loro tombe, riconoscenti. Non li vogliamo tradire tacendo sulla proposta di intitolare una strada al loro aguzzino. Oggi noi antifascisti siamo per la pace, non odiamo, ma non dimentichiamo – termina la lettera -. E stiamo all’erta perché non si ripeta mai più li male, che pure ha radici profonde. Che questa vicenda triste dimostra quanto siano difficili da estirapare”.