Verso la soluzione del problema di Pneumologia nel presidio ospedaliero di Massa Marittima, almeno così sembrerebbe da voci della direzione aziendale che dovranno essere confermate.
“Detta così non può che essere accolta con favore la notizia e, valutando le cose dal punto di vista strettamente campanilistico, c’è da essere soddisfatti del risultato dopo 2 anni di ‘trasferta’ forzata, fatti fare ai medici del reparto massetano – dichiara Paolo Mazzocco, del Tavolo della salute di Massa Marittima -. Reparto, che è bene sempre ricordare, è stato declassato nel 2014 da Unità operativa complessa a semplice e questo ha comportato anche una riduzione delle attività di ricovero e di intervento. Questa fu la volontà della Direzione generale, non contrastata efficacemente dalla politica e da chi amministra nella zona. Così viene apparentemente chiuso un capitolo perché il problema resta tutto per intero perché non si è agito con urgenza alla carenza cronica di organico. Spostare due medici da Grosseto a Massa, magari facendo passare l’operazione come un ritorno a casa, non interviene sulla carenza vera, ossia la carenza di pneumologi che c’era già prima della pandemia, che con la pandemia si è esasperata ed oggi, entrati nel terzo anno dell’era covid o post covid, ancora non sono state espletate le procedure per l’assunzione di personale”.
Luciano Fedeli, segretario provinciale del Pci, fa eco a Mazzocco. “È vero c’è un concorso in itinere, ma se è questa la capacità di reazione di un’azienda a un problema c’è da stare preoccupati. Un’azienda che conta tanti, troppi direttori generali che operatori sanitari di ogni livello e profilo, quest’ultimi sono quelli che stanno al fronte impegnati contro le liste di attesa, le visite specialistiche, le terapie riabilitative e quelle contro patologie gravi, nei pronto soccorso e in mille altri spazi dove si dovrebbero fornire risposte di salute ai cittadini. Ed è questa la capacità di un’azienda che sta spremendo il personale tant’è che in molti professionisti ‘scappano’ per i carichi di lavoro e le responsabilità che questi comportano?“
Fedeli chiude rincarando la dose: “Accelerare i concorsi, meno burocrazia per assunzioni che vadano a rafforzare le dotazioni organiche in tempi reali e non geologici. Sono 3 anni che c’è un problema sulla Pneumologia a Massa e sono 3 anni che si sentono promesse, discorsi, annunci, ma nulla di concreto, sarebbe il caso che qualche direttore desse le dimissioni o, in alternativa, tornasse magari a lavoro in qualche presidio e questo sarebbe utile se non altro per fargli comprendere meglio la situazione. Le uniche assunzioni che sono state fatte di pneumologi sono quelle di Arezzo, là sì e a Grosseto no. Perché?”
Per Mazzocco e Fedeli “non ci siamo, anzi siamo lontani anni luce dal paese reale che non è quello delle audizioni, degli stati generali, delle agorà che non sono altro che autocelebrazioni con le quali dire che ‘va tutto bene’. E proprio per la visita della Commissione Sanità annunciata e prevista per il prossimo 15 novembre che in fretta e furia si risolve un problema che da troppo tempo si trascina. Ed è bene ricordare anche che ci sono altre sofferenze irrisolte come la Radiologia, come il Pronto soccorso, come le carenze in Chirurgia, che hanno portato a lunghissime e corpose liste di attesa sulle quali non ci sono risposte e, non in ultimo, la sciagurata scelta di cambiare del 118 e della continuità assistenziale, l’ennesimo taglio fatto passare per riforma. Indebolire una struttura per rafforzarne un’altra, come sta facendo l’azienda, non fa altro che creare due strutture più deboli e non cambiare i disagi dei lavoratori e degli utenti”.
Per i due, infine, ritorna centrale “la questione dell’Aslona, con un direttore quasi fantasma che probabilmente non può governare la complessità di un’area di queste dimensioni e chi ne fa le spese sono i soggetti più deboli o meno vicini ai centri decisionali e i professionisti. Si devono ridisegnare gli assetti territoriali per cercare di rendere più vicini, in tutti i sensi, i servizi ai cittadini e alle comunità locali”.