Il murales realizzato al Parco di Poggio ha affascinato e colpito tutti, massetani e non, sia per la sua bellezza esplicitata dall’artista, che ha radici e legami profondi con Massa Marittima, sia per il messaggio simbolico che rappresenta in una città, come Massa Marittima, che in passato è stata centrale rispetto al lavoro di estrazione delle miniere e quel quadro ne rappresenta bene le radici.
“Allora perché – sostiene Daniele Gasperi, della segreteria del Pci – non adoperare la stessa tecnica, la stessa rappresentazione iconografica, per andare a coprire quel che resta dell’area Molendi, recuperando quell’obbrobrio di muraglione in cemento armato che si presenta alle porte della città che, senza dubbio, non è un buon biglietto da visita per Massa?”.
“Tra l’altro – prosegue Gasperi – ci risulta che era stata presentata in passato una proposta ben articolata che aveva raccolto il consenso anche della proprietà ed allora perché non spingere in questa direzione, magari approfittando dell’occasione anche per eliminare lo sterrato dal piano di calpestio e aprire l’area liberandola dalle poco guardabili transenne che la delimitano e che completano il quadro di quello che potrebbe essere una zona tipica da museo degli orrori?”.
“A riguardo abbiamo inviato una nota al sindaco Giuntini chiedendo informazioni sulla volontà dell’amministrazione di iniziare a realizzare quegli interventi di recupero del decoro urbano promessi dal 2014 e mai visti, ricordando che proprio l’area Molendi era una delle priorità che sarebbe giunta l’ora di chiudere. Nella nota si chiedono anche informazioni relative alle progettazioni presentate se sono state valutate e se vi è intenzione di mettere le mani ad una situazione disastrosa che è lì ormai da anni e non è certo il fiore all’occhiello che Massa si merita di avere proprio al suo ingresso – termina Gasperi –. Con le risorse umane e professionali che abbiamo in loco, e il murales di Poggio ne è dimostrazione, si può dare il corso ad una progettazione partecipata che coinvolga anche le giovani generazioni e le spinga ad un lavoro collegiale con i sempre meno anziani minatori che possono raccontare l’esperienza vissuta nelle miniere, consegnarla ai giovani artisti come Renzi, per andare a realizzare qualcosa di veramente bello che coniuga passato, presente e rimane come testimonianza per il futuro”.