“Quando devi risolvere un problema, ne crei un altro di entità equivalente e tiri fuori dal cappello la soluzione. Così è stato fatto per Venator. Un problema di grande impatto su molteplici versanti, quello dell’attività di trattamento del biossido di titanio, dove da anni si cercano soluzioni per lo smaltimento dei gessi rossi, la cui destinazione presso la cava di Montioni sta andando verso l’esaurimento“.
A dichiararlo, in un comunicato, sono Daniele Gasperi, del Pci delle Colline Metallifere, e la federazione di Grosseto del Pci.
“Nel 2018 si è cominciato a parlare della possibilità di stoccaggio presso la cava della Vallina, cosa che poi è stata messa nel cassetto perché non opportuna dal punto di vista politico. Tutto questo in casa Pd – continua la nota -. Poi nel 2021 si parla di un impianto di essiccazione dei gessi che da una parte ridurrebbe la quantità di scarti e dall’altra potrebbe rendere produttivo il residuo per attività di ripristino in vari settori. Di quell’impianto non si sa più nulla. Poi nel 2022 si crea il problema: la Regione, svegliandosi dal lungo letargo, minaccia la possibilità di bloccare l’attività di Venator chiudendo il conferimento dei gessi a Montioni e così comincia l’iter pilotato per risolvere il problema. Si crea agitazione tra i lavoratori e cittadini, in un comprensorio dove Venator è parte importante per il benessere economico di famiglie e del contesto per poi tirare fuori dal cilindro del cerchio magico del Pd la soluzione che nella realtà era già stata decisa e chissà forse anche concordata, in segreto ovviamente, con l’azienda”.
“Come sempre si scelgono le soluzioni economicamente più vantaggiose lasciando da parte quelle che invece potrebbero garantire ugualmente la produttività dell’azienda e la sicurezza per la salute e l’ambiente – sottolinea il Pci -. Come sempre si è creato un’emergenza per risolvere qualcosa che sono anni che sappiamo essere un problema, scavalcando qualsiasi processo di condivisione, di partecipazione, di coinvolgimento delle comunità locali e, attenti bene, chi solleverà qualche perplessità o si dirà non in disaccordo con la soluzione proposta, sarà accusato di essere il responsabile di tutti i disastri conseguenti”.
“Noi come Pci non ci stiamo, questo non è il modo giusto di governare quei processi sul territorio che hanno la necessità di trovare convergenze e, soprattutto, compatibilità tra lo sviluppo economico, l’occupazione, l’ambiente e la salute dei cittadini – termina il comunicato –, quello che si chiama sviluppo sostenibile e non scelte di esclusivo vantaggio economico e politico in termini di consenso elettorale”.