“Ieri mattina, Enrico Rossi si è rivolto al sottoscritto con un post molto diretto. Una disamina totalmente fuori asse, che non ha nulla a che vedere con le imminenti elezioni politiche. Ma non c’è da stupirsi”.
A dichiararlo è Fabrizio Rossi, coordinatore regionale di Fratelli d’Italia, candidato alla Camera dei Deputati per la coalizione di centrodestra nel collegio uninominale Grosseto-Siena, candidato alla Camera dei Deputati per la lista Giorgia Meloni-Fratelli d’Italia nel collegio plurinominale Grosseto-Siena-Arezzo-Livorno.
“Solo coloro che non hanno alcuna idea e alcuna proiezione al futuro, come la sinistra sta dimostrando in queste settimane, possono agitare lo spauracchio del fascismo utilizzando etichette preconfezionate che, da decenni, vengono sostituite al confronto sui temi e sulle priorità del nostro tempo – spiega Fabrizio Rossi -. Le atrocità della guerra, anche quelle compiute dai comunisti in quel periodo, sono a tutti note, così come la strage di Niccioleta, luogo che conosco bene e nel quale mi sono recato più volte, senza il tuo cortese invito ad accompagnarmi. Consentimi Enrico, qui mi rivolgo a te direttamente, di potermi occupare di politiche sociali e giovanili, sostegno alle imprese, sanità, caro bollette, famiglia, immigrazione, scuola e lavoro: i cittadini chiedono risposte concrete e non dibattiti storiografici. Ma capisco, gentile avversario, che il richiamo alla guerra civile di ottanta anni fa sia più comodo dell’analisi di un presente nel quale la sinistra ha tradito le istanze della nazione“.
“Ad ogni modo, è superfluo e svilente rammentare il percorso politico della destra italiana, che da decenni condanna ogni dittatura, a dispetto del silenzio che ancora avvolge i ‘democratici’ sugli atroci crimini del comunismo, compiuti sotto un simbolo del quale sei ancora orgoglioso, a quanto pare. Fu proprio Giorgio Almirante, del resto, a proporre la via della pacificazione nazionale, già nel dopoguerra, abbandonando lo scontro ideologico in un tempo in cui i militanti missini erano arsi vivi, sprangati e ammazzati da una ‘violenza proletaria’ che non ha mai ricevuto condanne definitive – termina Fabrizio Rossi -. Caro Enrico Rossi, quando vorrai confrontarti sulla realtà dell’oggi e del domani, mi troverai al mio posto“,