Home Grosseto Verso le amministrative, Pizzuti: “Potenziare servizi sociali, a Grosseto devono vivere bene tutti”

Verso le amministrative, Pizzuti: “Potenziare servizi sociali, a Grosseto devono vivere bene tutti”

di Redazione
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“Una casa che sappia crescere tutta insieme è il principio ispiratore della mia idea di governo della città e delle sue frazioni”.

A dichiararlo è Valerio Pizzuti, candidato a sindaco di Grosseto per il Polo liberare e riformista.

“La costruzione dell’edificio/comunità dovrà rendere forti innanzitutto quelle persone che, in una classificazione semplicistica, consideriamo ‘deboli’: i diversamente abili – continua Pizzuti -. Dividere le persone in categorie è frequentemente un modo rozzo di separare, mentre piani educativi di inclusione socializzanti devono, a mio parere, rappresentare una modalità per affrontare la formazione di tutta la popolazione. I servizi sociali di un Comune non sono, infatti, la struttura a cui è delegata l’amministrazione degli sfortunati o dei diversi, ma il cuore centrale che guarda a tutta la popolazione lavorando, innanzitutto, alla sua integrazione”.

“I servizi devono essere strettamente connessi con le scuole in modo tale da poter creare la continuità antimeridiana e pomeridiana di accompagnamento alla crescita, ma soprattutto di superamento delle difficoltà, per un inserimento a livello anche di comunità civile del soggetto diversamente abile – sottolinea il candidato. La diversa abilità è qualcosa di trasversale e, spesso, interessa una fetta molto vasta della popolazione. Questa universalità della diversità dovrebbe renderla lo stimolo per far evolvere i metodi formativi e di inserimento sociale. Serve una complessa e corale organizzazione del benessere umano: l’Asl, gli oratori, le associazioni, le ludoteche, le associazioni sportive sono tutti strumenti, osservatori, operatori sociali, indispensabili. Bisogna creare servizi per il doposcuola, per i laboratori delle attività agonistiche e creare con la scuola ambienti di apprendimento che vadano a compensare quello che in famiglia purtroppo non c’è, perché non c’è soltanto un ambiente disfunzionante, dove ci sono i bambini con diverse abilità, ma anche le famiglie cosiddette normali si ritrovano ad avere delle disfunzionalità”.

“Un bravo amministratore deve entrare nell’ordine di idee che il doposcuola è servizio scolastico, servizio di recupero, servizio di cultura, perché i servizi sociali sono un albero con tantissimi rami, ché tessono cultura col settore sport, tempo libero; la biblioteca non deve essere staccata dai servizi sociali – sottolinea il candidato -. Tutto questo sistema è utile anche per dare alle famiglie gli strumenti giusti per affrontare anche quella che chiamiamo ‘digitalizzazione dell’infanzia’. Si scambiano, infatti, le capacità manuali e la curiosità dei bambini per una prematura capacità di gestione degli strumenti digitali. I bambini già dai tre-quattro-cinque anni sono messi davanti al tablet, davanti al cellulare, perché vengono considerati dei geni, ma sono solo bambini che sanno già smanettare; essi tendono a perdere la capacità di gestirsi tempi lunghi e di tessere rapporti empatici“.

“La scuola deve essere strettamente collegata con i servizi sociali perché, attraverso la scuola, i servizi sociali possono fare un monitoraggio delle vere problematiche familiari, nei quartieri e nelle periferie: là si vede già l’isolamento delle famiglie, ma famiglie dove all’interno c’è una problematica che la scuola organizza, ma a livello di stabilità anche genitoriale, perché la stabilità genitoriale fragile è alla base della disfunzione della socialità dell’alunno; questo vale anche per i bambini immigrati – spiega Pizzuti –. Tutto parte dalla conoscenza e dalla cura della propria comunità. Un Comune è anche questo o, forse, dovrebbe essere innanzitutto questo e dovrà essere attivo. Ragionare in termini integrati consente di avere una piena consapevolezza ‘pubblica’ dei bisogni e di mirare adeguatamente gli interventi. L’inserimento, ad esempio, di un bambino con handicap in una struttura è possibile e auspicabile, ma è la comunità dovrà prendersene cura accompagnandolo nella sua vita e insieme a lui accompagnare la famiglia“.

“Continuità nell’educazione, continuità nell’accompagnamento, continuità nel monitoraggio di una società che non è immobile, che muta per ragioni fisiche o economiche – termina Pizzuti -. Ecco il Comune che vorrei contiene e ha come caratteristica un’attenzione circolare e competente in una spirale che si snoda partendo dal basso“.

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