“L’olio toscano ottenuto dalla produzione tradizionale, e non intensiva o super-intensiva, deve essere tutelato, senza però condannare forme di olivicoltura moderne che permetteranno di ridurre l’importazione di prodotto dall’estero”.
Il consigliere regionale della Lega Andrea Ulmi entra nel dibattito che da qualche tempo coinvolge il mondo agricolo maremmano con numerosi imprenditori impegnati nell’acquisto di terreni dove avviare produzioni intensive e super-intensive con collegati frantoi. Un dibattito che sembra coinvolgere due filosofie di pensiero, quella tradizionale e quella innovativa.
“La produzione di olio derivante dalle moderne piantagioni – afferma Ulmi – permette di avere una quantità molto elevata e, sicuramente, limiterà le importazioni da Paesi stranieri, come Spagna, Tunisia o Marocco che da anni si sono dedicati alle coltivazioni intensive e super-intensive. Se una coltivazione tradizionale prevede un numero inferiore alle 200 piante per ettaro, le moderne coltivazioni ne contano dalle mille alle 2500 sotto forma di filari, con la raccolta che, anziché a mano, viene effettuata con moderne macchine”.
Oliveti, dunque, che garantiscono un’elevata quantità di prodotto, contro quelle legate alla tradizione ed alla cultura agricola locale. “Come Lega – afferma Ulmi –, oltre alla provenienza guardiamo anche alla tradizione che noi intendiamo salvaguardare e che dà al prodotto quel gusto che lo ha reso famoso in tutto il mondo. Per questo ho interrogato il presidente della Regione Giani e l’assessore all’agricoltura Saccardi per sapere se intendono farsi portavoce presso il Ministero per le politiche agricole affinché venga prevista una forma di tutela dell’olio toscano ottenuto da un sistema di produzione tradizionale, e non intensiva o super intensiva”.
Accanto alla tutela della tipicità del prodotto Ulmi ragiona anche su un altro elemento di dibattito, cioè il cambiamento del paesaggio toscano. “E’ bene capire – afferma Ulmi –, di fronte alle colture intensive che coinvolgeranno centinaia di ettari di terreni, se la Regione preveda delle forme di tutela del paesaggio toscano, che in alcune circostanze potrebbe subire cambiamenti significativi”.