Approvata da 12 consiglieri, con astensione di Danilo Baietti, la mozione “No Tampon Tax“, presentata dalla prima commissione consiliare. Si tratta della questione del costo e della tassazione degli assorbenti, la cosiddetta “tampon tax”, e dell’opportunità di dover diminuire o annullare l’Iva, ad oggi del 22% .
Il Consiglio comunale di Follonica, di fatto, ha impegnato il sindaco e la Giunta ad inviare il documento alla Giunta della Regione Toscana e al Governo, per approvare la riduzione dell’Iva sugli assorbenti, pannolini e pannoloni. Al contempo l’amministrazione ha dato mandato alle Farmacie Comunali di predisporre un progetto sperimentale che preveda un minor margine di guadagno sugli assorbenti in vendita, a vantaggio del risparmio delle utenti per un bene primario ad un prezzo congruo.
“Il principio è che il ciclo mestruale non è una scelta – si legge nella mozione -, come non lo è il fatto di dover comprare assorbenti, ragione per cui applicare a questi prodotti l’aliquota fiscale massima è un paradosso. L’Iva al 22% si applica a mobili, trattamenti di bellezza, apparecchi informatici, abbigliamento, acqua minerale in bottiglia ed elettrodomestici, ma anche a pannolini per bambini, pannoloni, carta igienica e assorbenti. Un’aliquota inferiore, al 10%, viene applicata, tra gli altri, a carni, yogurt, conserve vegetali, medicinali, ristoranti, bar e alberghi e altro. E all’aliquota al 4% corrispondono beni essenziali come generi alimentari di prima necessità (tra i quali pane, farina, pasta, latte fresco, riso), giornali, periodici, libri, apparecchi ortopedici, protesi dentarie, occhiali da vista“.
Di fatto l’Iva al 22% grava sui prezzi degli assorbenti, considerati al pari di altri beni di lusso: però l’uso degli assorbenti non è un lusso, ma una necessità.
“Si stima – concludono nella mozione – che in Italia le donne che ogni mese si recano al supermercato per comprare assorbenti siano 21 milioni e che ognuna di loro possa consumare assorbenti, con prezzi molto variabili, per una spesa annua di circa 126 euro, di cui 22,88 euro per Iva incassata dallo Stato. Questo è il motivo per cui una riduzione dell’aliquota farebbe comodo alle famiglie, soprattutto monoreddito, e darebbe l’idea di uno Stato civile che ha sensibilità verso il mondo femminile”.