“Quando si verifica un evento eccezionale i vertici istituzionali adottano, nelle fasi iniziali, tutti quei provvedimenti di urgenza per garantire sicurezza e prevenire tragiche conseguenze a persone o cose. Superata la prima fase, che trova tutti impreparati, le azioni successive dovrebbero raccogliere la più ampia condivisione nelle istituzioni e tra le istituzioni, coinvolgendo i consigli eletti dai cittadini ed allargando, per quanto possibile, la partecipazione a tutta la platea di soggetti attivi della comunità”.
A dichiararlo, in un comunicato, sono Dario Bibbiani, Gabriele Porri e Daniele Gasperi, della segreteria provinciale del Pci.
“In Italia da tempo non è più così – continua la nota –. Si sta passando in modo spedito ad una sorta di decisionismo sempre più monocratico, evidenziato in maniera più spinta dai governatori delle Regioni e dai sindaci che in modo podestarile e senza tanti confronti prendono decisioni spesso discutibili che innescano polemiche. Si potrebbero citare molti esempi connessi ed amplificati dalla pandemia, ma vogliamo soffermarci sulla vicenda Coeso, che nulla ha di emergenziale perché è un semplice cambio di guida della presidenza. L’accordo approvato con il progetto di fusione per incorporazione delle tre aree prevedeva, come ci viene raccontato, l’alternanza dei sindaci delle 3 zone socio – sanitarie alla presidenza del nuovo organismo. Il 31 dicembre Termine doveva appunto terminare il suo mandato presidenziale. E invece no!“.
“Inizia così un teatrino poco edificante di scontro istituzionale: da una parte l’emergenza della pandemia chiede responsabilità anche sulla presidenza Coeso e dall’altra i due schieramenti si scontrano sbattendosene di quanto avviene sul territorio – sottolinea il Pci -. In quest’ultimo periodo non sono mancati ancora colpi di scena. Il decaduto Termine addirittura si dimette, all’ultima assemblea, manca però il numero legale per procedere alla nomina del nuovo presidente, grazie all’assenza di molti sindaci di centrosinistra, come si legge dalla stampa e tutto è nuovamente rinviato. Ma non finisce qui. Termine decaduto dal 31 dicembre 2019 e dimissionario fa un atto di imperio e nomina, scavalcando a piè pari l’assemblea consortile, il sindaco Giuntini come presidente transitorio. Certo, scelta migliore non poteva essere fatta per non turbare la serenità del Coeso, perché se si considera che in ormai due anni di consiliatura nessuna iniziativa è stata presa, ad esempio, sugli annunciati progetti per il Falusi, e a questo si sommi, in perfetta continuità con la sua carriera politica, che nei 10 mesi di pandemia, non ha mai convocato un consiglio comunale per discutere la situazione dei servizi territoriali e del presidio ospedaliero, è facile comprendere come quella pace assoluta sia raggiunta”.
“Ci penserà il Tar a risolvere la questione perché evidentemente non c’è volontà a dipanare la matassa. Questo non fa certo onore alla destra e alla paradestra che governano in tutta la provincia. Una cosa è senz’altro garantita: di fronte a questi spettacoli gli effetti saranno di allontanare ancora di più i cittadini dalle istituzioni e dalla politica perché sembra, questo è il pensiero del Pci, che ormai da troppo tempo, più che a risolvere problemi reali, la ricerca spasmodica sia solo quella di ottenere poltrone e occupare spazi che consentano di gestire quel potere utile ad alimentare solo il consenso – termina il comunicato -. Ritrovare la voglia di lavorare per il bene comune è chiedere troppo e non importa a nessuno se questo abuso alla democrazia la renda ancora di più malata e questo non è dovuto certo al virus del covid“.