“Finalmente la Regione ha battuto un colpo”.
Il consigliere regionale della Lega Andrea Umi commenta le parole dell’assessore all’agricoltura Stefania Saccardi sulla vicenda dell’autorizzazione paesaggistica per il taglio del bosco.
“Alcuni giorni fa – commenta Ulmi –, unitamente ai colleghi Luciana Bartolini e Marco Casucci, abbiamo depositato in Consiglio regionale una mozione in cui chiedevamo rapidità di intervento per la concessione delle autorizzazioni in un momento non facile per le imprese e di aprire un tavolo di confronto sul tema con il Governo attraverso la Conferenza Stato-Regioni, individuando anche i correttivi alla norma sul tema, perché la sentenza del Consiglio di Stato sulle zone Sic (siti di importanza comunitaria), che aveva per oggetto un taglio nella pineta di Marina di Grosseto, si è presto estesa ad altre zone ed in particolare al Monte Amiata, da dove è scattata la protesta”.
Ulmi nei giorni scorsi aveva auspicato che sui temi della mozione presentata si potesse creare una convergenza ampia. “La problematica è reale e complessa – afferma -. Per questo, dal momento in cui si è manifestata la criticità come Lega, a tutti i livelli, ci siamo attivati ed abbiamo cercato in più occasioni, anche sulla stampa, di alzare il livello di attenzione sul tema. Adesso saremo ancora più attenti affinché il tavolo annunciato dall’assessore Saccardi con il segretariato regionale del Ministero per i beni culturali e la richiesta di fare chiarezza al Parlamento possa dare i propri frutti, magari partendo dalla sollecitazione alla sua collega di partito, il Ministro Bellanova, a rispondere all’interrogazione urgente sul tema che l’onorevole Lolini le ha presentato nello scorso mese di settembre e che ancora non ha avuto considerazione. In Toscana sono ben 13mila le aziende che si occupano del settore con 40mila addetti che, giustamente, chiedono risposte concrete”.
La Lega, dunque, su questo tema non intende abbassare la guardia. “In queste settimane abbiamo speso parole e azioni concrete – afferma Ulmi -. Fino a che il risultato non sarà raggiunto non intendiamo mollare la presa, perché ne va del futuro di tanti imprenditori e delle loro famiglie, ma anche dei nostri territori. Non coltivare i boschi vuol dire andare abbassare la soglia di sicurezza, sia sul fronte del rischio idrogeologico che degli incendi, ma anche andare incontro allo spopolamento di aree rurali che già sono in sofferenza”.