“Al primo turno sindrome da pensionato da cantiere, adesso sindrome da accerchiamento, per le etichette che mi affibbiano, mi sembra che nel centrosinistra soffrano di ipocondria”.
Il candidato sindaco di Follonica Massimo Di Giacinto attacca il segretario del Pd Giacomo Termine e, attraverso di lui, il candidato del centrosinistra Andrea Benini.
“Il mio avversario – afferma –, dopo ogni critica ha bisogno di qualcuno che gli venga in soccorso, come avvenuto recentemente con il segretario comunale del Pd Tacconi o quello provinciale Termine”.
Il vero problema, però, è sottovalutare episodi che, secondo Di Giacinto, sono gravi. “Comprendo che Giacomo Termine intervenga per il suo ruolo – afferma –, ma dimostra di non conoscere Follonica e, soprattutto, di non valutare come grave e pericoloso quanto accaduto. Quasi come se avessi colpito nel segno di un’abitudine che è di uso laddove gestire il potere per decenni e decenni viene dato per scontato. Se così fosse sarebbe ancor più grave”.
Di Giacinto entra nel merito delle questioni. “Se Termine sottovaluta quanto accaduto con chi è stato rimproverato per un ‘like’ messo sulla mia pagina – afferma –, o chi ha chiesto di togliere da Facebook una foto che mi aveva autorizzato a pubblicare, mettere in un angolo chi in un’associazione di volontariato cittadina ha dichiarato di essere di centrodestra, oppure un dirigente scolastico che invita gli insegnanti a partecipare ad un evento del centrosinistra, io non lo faccio affatto e lo ritengo di una gravità e pericolosità inaudita. Non si tratta di schermaglie politiche, ma di espressione del libero pensiero e di rispetto delle regole democratiche”.
La denuncia di Massimo Di Giacinto ha però sortito il proprio effetto. “Sono molte le persone che hanno apprezzato la mia denuncia pubblica – afferma –, tanto che mi stanno contattando e cercando. Se soffrire della sindrome dell’accerchiamento vuol dire rompere un sistema, imporre il cambiamento, essere liberi di pensare e di agire, allora lo confesso, ne soffro. Se invece vuol dire dover sottostare ad un’abitudine, non volere il cambiamento, dover chinare il capo, allora no. Io non mi faccio portare per mano, la mia coalizione ha fiducia nella mia persona e mi sostiene“.
“Non temo di perdere come afferma il segretario del Pd, quello magari è un timore di chi da settanta anni gestisce il potere, semmai – conclude Di Giacinto – rassicuro Termine che sono, anzi direi siamo, convinti di vincere”.