Enrico Norcini, ex sindaco di Follonica, ha scritto una lettera aperta al candidato sindaco Massimo Di Giacinto e a In movimento per Follonica.
Ecco il testo integrale della lettera:
“Leggo solo ora dei vostri interventi che prendono spunto da una discussione avvenuta sul mio profilo Facebook, anzi estrapolando quote parziali di alcuni miei post.
Io avrei voluto parlare, senza offendere nessuno, di politica, di valori, di coerenza nelle alleanze, del senso di una scelta ponendo, per trasparenza, una domanda al Psi, ma devo prendere atto che confrontarsi è davvero difficile quanto invece è facile deformare la verità.
Il post a cui fate riferimento è quello di un dirigente regionale del Psi che di fatto stigmatizza l’alleanza del Psi locale spendendosi in giudizi sprezzanti sul De Luca. Qualche giorno dopo smentendo goffamente se stesso lo ha ritrattato. Voi invece di rispettare i fatti e magari rispondere sulla domanda principale, validate la rettifica come verità, come se tutto il resto non fosse esistito attuando un’azione che dire infantile è poco.
In movimento per Follonica rilancia un post del Di Giacinto con toni offensivi che trascuro per carità di patria.
Di Giacinto si spende invece in una lunga nota scomposta, faziosa, arrogante quasi schizofrenica e non facilmente comprensibile, forse dovuta ad un certo nervosismo, parlando del mondo intero.
Inventa nemici immaginari, usa a piene mani pregiudizi e la retorica che l’ultra destra utilizza a livello nazionale, connota i suoi antagonisti in modo farsesco, si attribuisce un ruolo salvifico da un ipotetico sistema oppressivo come se a Follonica vivessimo in una brutale dittatura, insomma anche lui tralascia il merito e di fatto offende l’intelligenza dei sui interlocutori.
Massimo vorrebbe rappresentare ‘il nuovo’, per smentirlo potrei citare diverse sue pessime proposte, ma ne cito solo una ad esempio: recentemente l’ho sentito proporre il progetto di trasformare il raro e unico esempio nazionale di archeologia industriale che rappresenta l’ex Ilva in un grande mega parcheggio; è lampante che tale proposta non è una proposta saggia, tantomeno innovativa, perché getta alle ortiche decenni di studi e di aspettative urbanistiche di qualità. Prima ancora che non fattibile gli domando se non gli pare che sia un po’ misera e degradante?
Non dovrebbe mai sottovalutare la capacità di giudizio dei cittadini elettori che sanno ben distinguere la banale velleità dalla capacità di affrontare la concreta complessità delle scelte amministrative, l’improvvisazione dal realismo lungimirante.
Posso dire, Massimo ne converrà, che abbiamo avviato parallele esperienze politiche pressochè insieme, ma io ho smesso di fare politica attiva già da oltre 20 anni (dopo più di venti anni di impegno pubblico), ma lui è ancora lì che ci prova; per questo gli domando se è sicuro che ciò che è davvero superato o andrebbe evitato non siano le sue idee e le sue intenzioni perché ormai stantie, ripetute e vecchie.
Dalle cose che propone non emerge, nè traspare alcuna idea di città futura progettata a difesa di un interesse collettivo, ma solo un territorio e una città pensata ad uso e consumo di interessi e di rendite vecchie quanto il mondo.
A Massimo vorrei anche dire che Follonica non è proprio quella che descrive.
Follonica è una città che vive il suo tempo. Ma è anche una realtà che negli anni ha saputo crescere non solo quantitativamente, ha saputo difendere ed estendere i diritti dei cittadini, la qualità dei servizi, ha saputo rispondere in maniera eccellente alle crisi industriali degli anni ’80-’90, ha saputo realizzare progetti importanti e darsi linee di soluzione a temi cruciali quali sanità, scuola, sport e casa, ha saputo invertire con sapienza le tendenze urbanistiche ereditate dal passato storico, ha accresciuto la qualità della vita e migliorato molto la sua vivibilità, Follonica è una città preferita da centinaia di migliaia di turisti, è una città meta di famiglie che vi si trasferiscono da ogni parte d’Italia. Follonica è una realtà dove la vita sociale è arricchita e corroborata da una fitta rete di associazioni di volontariato e dove migliaia di aziende operano contando su un tessuto socio economico sano e affidabile.
Avere programmi contrapposti è normale, ma denigrare Follonica non equivale ad amarla.
A Francesco vorrei invece dire che in pochi anni l’ho visto da dirigente Pd partecipare alle Leopolde, alle riunioni fondative di Art. 1-Mdp (che non può smentire perché anch’io ero presente), alla nascita di Follonica in movimento ed oggi all’adesione convinta alla coalizione di ultra destra. Tutto è lecito. Ma non è lecito sorprendersi se oggi qualcuno osserva che c’è qualcosa di bizzarro e curioso nel suo malfermo percorso politico.
Non sono bizzarre le osservazioni o critiche di qualcuno che magari gli chiede ragione del suo trasformismo politico e forse anche della mancanza di coerenza etica delle sue scelte. Massimo può decidere di difendere la reputazione di chi gli pare. Può anche assumere l’atteggiamento dell’altezzoso indignato, ma non può non riconoscere che il primo a mettere in discussione affidabilità e reputazione ‘politica’ di Francesco è stato lui stesso. Un po’ di prudenza e forse di vergogna non guasterebbe.
Cari amici dovreste sapere che la protervia è cattiva consigliera, aiuta forse la propaganda sguaiata ma non aiuta a risolvere i problemi.
Devo anche osservare che il vostro atteggiamento sembra guidato dalla sicumera del vincitore, come se aver vinto al Tar fosse uguale ad aver vinto le elezioni.
Contraffare i dati di fatto è contraffare la verità e non propugna mai nulla di buono, piuttosto può generare illusioni.
Il governo della Follonica futura ha bisogno di coraggio, speranza, coerenza e trasparenza. Tutte caratteristiche che non trovo nelle cose che proponi, tantomeno nelle persone di cui ti sei circondato.
Peraltro noto che le domande poste al Psi rimangono tutt’ora senza alcuna risposta. In generale direi che un po’ più di serenità non guasterebbe.
Con immutata amicizia
Enrico Norcini
Ps: il titolo di questa nota, ‘La ragione della verità’, è una frase dedotta da uno scritto di Antonio Gramsci. Ricordo che oltre 40 anni fa utilizzai lo stesso titolo in una polemica con Massimo, ricordo anche che non gli portò granchè bene“.