“L’eliminazione della riduzione Ires del 50% agli enti e associazioni che operano nel terzo settore (il raddoppio dell’Ires è una affermazione fuorviante) è stato, insieme alla riduzione del contributo statale a Radio Radicale, l’argomento maggiormente contestato dalle opposizioni. E invece questo provvedimento va difeso. Vediamo perché“.
A dichiararlo è Giacomo Gori, attivista del Movimento 5 Stelle di Grosseto.
“Va difeso perché il provvedimento non tocca i soggetti che, aventi personalità giuridica, sono iscritti nel Registro unico nazionale del Terzo settore ai sensi del D.Lgs. n. 117/2017, decreto attuativo della legge 6 giugno 2016 n. 106, la cosiddetta riforma del Terzo settore voluta dal Pd e attuata dal Governo Renzi e successivamente dal Governo Gentiloni, supportato sempre dal Pd con l’aggiunta di Forza Italia – spiega Gori -. Va difeso perché l’aliquota Ires originaria del 24% non si applica neppure agli enti religiosi iscritti nel succitato registro. Va difeso perché la riduzione del 50% dell’Ires si continua ad applicare anche ad un numero limitato di attività diverse da quelle di interesse generale, in ogni caso ben individuate in un elenco di cui all’art. 5 del citato D.Lgs. n. 117/2017“.
“E allora chi rimane fuori dall’agevolazione fiscale del 50% sull’Ires e torna quindi a pagare le tasse come fanno tutte le altre società italiane? Ce lo dice l’Istat con il censimento 2017: 340mila istituzioni non profit, oltre cinque milioni di volontari, 788 mila dipendenti – sottolinea Gori -. Il Terzo settore è quindi a tutti gli effetti un segmento economico in fortissima espansione con un aumento dell’11,6% rispetto al precedente rapporto del 2011, mentre il numero dei dipendenti è aumentato addirittura del 15,8%. Se a questo aggiungiamo che la maggior concentrazione di enti no profit è nel nord del Paese e che le sole regioni Lombardia, Piemonte e Veneto, insieme al Lazio, ne contengono più della metà, si capisce che gli enti non sono nati dove sarebbero servirti maggiormente, ossia nel sud del Paese, la parte più povera, ma dove invece si è entrati a pieno titolo nel settore economico del Paese, perché pieno di cash da intercettare“.
“E perché questo è successo? Perché lo Stato ha smesso di fare lo Stato, ovvero ha smesso di erogare quei servizi tipici del welfare in campo sociale e assistenziale, trasferendo, di fatto, risorse da sé stesso, attraverso la tassazione, alle imprese del Terzo settore che fino a ieri sera hanno goduto di un regime fiscale molto più agevolato di tutte le altre imprese italiane, che hanno visto prolificare attività concorrenziali alle proprie sotto la bandiera dell’assistenza sociale, del volontariato, della sanità. Con questo non voglio dire che il Terzo settore sia inutile, al contrario. E non voglio nemmeno disconoscere il grandissimo lavoro che viene fatto dagli enti, cooperative e associazioni, ma se non hai i requisiti per essere iscritto nel Registro unico nazionale del Terzo settore, paghi le tasse come fanno tutte le altre società – termina Gori -. Mi fermo qui, anche se le cose da dire su questo argomento sarebbero molte altre, in primis uno Stato che dovrebbe ritornare a fare lo Stato. Resta il fatto che l’ipocrisia del Pd e di Forza Italia è evidente a tutti, o almeno lo dovrebbe essere“.