“Proviamo a fare un po’ di chiarezza: l’anno scorso gli sbarchi in Italia sono diminuiti del 80,16 % rispetto all’anno precedente. D’altra parte l’Italia è ormai un Paese per vecchi, La Toscana è fra le regioni più vecchie di Italia e la provincia di Grosseto è una delle province più vecchie della Toscana“.
A dichiararlo, in un comunicato, è la segreteria provinciale del Pci di Grosseto.
“Questo vuol dire, ad esempio,che molte scuole dell’entroterra restano aperte grazie alla massiccia presenza di alunni extracomunitari (senza di loro chiuderebbero e le maestre resterebbero senza lavoro) – continua la nota -. E che se non ci fossero ad esempio i lavoratori albanesi e macedoni non verrebbe più fatto il taglio dei boschi e i territori sarebbero sempre più abbandonati e trascurati. La ricerca e il soccorso dei profughi in mare sono previsti non solo ‘dalle norme di diritto internazionale’ (il non refoulement ‘il diritto di’ non respingimento previsto dalla Carta internazionale dei diritti dell’uomo), ma anche dalle norme e convenzioni della navigazione marittima (ad esempio,la Convenzione di Amburgo, che obbliga qualsiasi natante ad intervenire per soccorrere in mare persone in difficoltà). Ed è anche ovvio che i profughi raccolti in mare vadano trasportati nel porto più vicino e sicuro nel minore tempo possibile“.
“Chi ha assistito, anche una sola volta, ad operazioni di soccorso in mare, sa bene che questa cosa non è esattamente come cambiare treno alla stazione di Firenze – sottolinea il Pci -. Si tratta di decine (spesso centinaia) di persone esauste, febbricitanti, malate. Moltissimi non sanno nuotare, molti non hanno visto mai il mare prima di allora. Basta un qualsiasi incidente (un movimento brusco, un piede in fallo, una ‘cima’ che si spezza) per fare affogare in mare decine di persone. Costringere i profughi a 2 o 3 trasbordi in mare vuol dire far correre loro (ed anche ai loro soccorritori) rischi e pericoli inutili. Il Mediterraneo, che per i tedeschi (‘Der Mittelmeer’) è il ‘Mare di mezzo’, il punto di incontro di diverse culture, lo abbiamo trasformato in un mare di sofferenza e di morte. Quando fra magari 100 anni gli studiosi ne scandaglieranno i fondali e scopriranno gli scheletri di centinaia di uomini, donne, bambini, si chiederanno magari che razza di immane tragedia sia avvenuta in quelle acque“.
“A noi viene in mente il paragone con i rifiuti urbani, che nessun Comune vuole e che vengono ‘rimpallati’ da una discarica all’altra. Ecco, c’è il rischio, sempre più concreto, che questa Europa sorda e cieca tratti le persone come rifiuti, da respingere e disprezzare. A noi comunisti questa visione fa paura, perché in essa si annida il germe del più inquietante, perverso, oscuro seme di tutti i fascismi, vecchi o nuovi che siano – termina il comunicato -. Noi ci battiamo invece per una società aperta, inclusiva, multietnica che sappia apprezzare le diversità e che tuteli i diritti di tutti, degli oppressi, degli esclusi e degli emarginati in particolare“.