Oggi gli agricoltori di tutta Italia si sono ritrovati a Roma, di fronte al Ministero delle politiche agricole, per manifestare ancora una volta contro i ritardi burocratici dello Stato, colpevole di non aver liquidato il comparto per i danni dovuti al maltempo.
“Sono tre gli anni (2015-2016-2017) per i quali gli agricoltori attendono ancora i risarcimenti, già stanziati dall’Europa – spiega Roberto Berardi, senatore orbetellano di Forza Italia –: circa mezzo miliardo di euro che mancano dalle casse del settore, messo in profonda difficoltà dal ritardo nella riscossione. L’allarme è stato lanciato dall’Associazione dei consorzi di difesa (Asnacodi) e da Coldiretti, che hanno portato i loro associati nella capitale per protestare di fronte alla sede ministeriale delle Politiche agricole: a loro esprimo la mia solidarietà“.
“I cambiamenti climatici purtroppo hanno già messo a dura prova la resistenza delle imprese e se al danno si aggiunge la beffa la situazione diventa intollerabile – continua il senatore -. Come ho sempre avuto occasione di dire, sono prima di tutto un agricoltore e conosco da vicino i problemi del settore: le aziende del comparto hanno bisogno di meno burocrazia, di risposte veloci e concrete. Non possiamo più accettare che per ricevere contributi si aspettino anni, perché nel frattempo le imprese rischiano di chiudere per sempre“.
“Una parte importante dell’economia italiana è rappresentata proprio dall’agricoltura: l’enogastronomia è un fiore all’occhiello per il nostro Paese, eppure il comparto è trattato da fanalino di coda. I problemi dell’economia reale incombono sugli agricoltori e c’è il rischio di perdere centinaia di migliaia di euro che sono arrivati dall’Europa e che rischiano di tornare indietro – termina Berardi –. A questo si aggiunge lo spreco di denaro degli imprenditori, costretti a pagare decine di milioni di interessi passivi per anticipare i contributi attraverso i consorzi di difesa. Gli agricoltori sono ostaggi umani della burocrazia: la protesta di mercoledì 30 maggio è la dimostrazione di come il settore sia abbandonato dallo Stato“.