L’onorevole Elisabetta Ripani è la prima firmataria di un’interrogazione per conoscere il futuro delle Squadre nautiche della Polizia di Stato.
Assieme alla deputata grossetana hanno sottoscritto il documento anche gli onorevoli di Forza Italia Maurizio D’Ettore, Stefano Mugnai e Antonio Martino: l’atto è indirizzato ai Ministri della semplificazione e pubblica amministrazione Marianna Madia, dell’Interno Marco Minniti e della difesa Roberta Pinotti.
I parlamentari azzurri si rivolgono agli esponenti di governo per conoscere le iniziative in merito alle Squadre nautiche della Polizia di Stato, in riferimento al decreto legislativo 177 del 19 agosto 2016, normativa che rientra nella legge 124 del 2015 sulla riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche. Le conseguenze di un tale provvedimento ricadrebbero negativamente sulla sicurezza delle coste italiane, delle isole e dei confini territoriali, comporterebbero lo spostamento in altri settori di agenti già formati per i servizi marittimi e indebolirebbero la protezione dal mare rispetto a eventuali attacchi terroristici, rischio annunciato dal Cosipar, massimo organo di intelligence nazionale.
«Il decreto 177 del 2016 interessa da vicino la Maremma – spiega l’onorevole Ripani –: nel 2001 è stata istituita la Squadra nautica della Questura di Grosseto con sede a Orbetello, nella frazione di Talamone. Il comparto ha svolto in questi anni un ruolo fondamentale nella vigilanza della costa sud della Toscana, dal Comune di Follonica alla foce del Chiarone, non dimenticando le isole del nostro arcipelago. Sopprimere la Squadra nautica, come previsto dal decreto, significherebbe privare l’intera provincia di Grosseto di un presidio di polizia strategico per il territorio».
Da qui l’interrogazione parlamentare firmata dai deputati azzurri, per scongiurare l’ipotesi della soppressione delle Squadre nautiche che svolgono un efficace controllo del territorio marittimo.
«La vicenda di Talamone, con il rischio chiusura del presidio – spiega ancora Elisabetta Ripani –, è un esempio di quello che accadrebbe anche in altre località costiere dell’Italia: penso a Pescara, dove la chiusura dello stesso comparto marittimo toglierebbe un avamposto di frontiera, visto che tra la costa italiana e quella slava ci sono solo 200 chilometri di distanza».