Lavoratrici e lavoratori di Aci hanno protestato davanti al Ministero per la semplificazione e la Pubblica Amministrazione contro la riforma che introduce il Documento unico dell’auto, riformando i servizi gestiti da Aci. Contemporaneamente, negli uffici Aci di tutta Italia si sono tenute assemblee a sostegno della vertenza.
«I sindacati nazionali hanno chiesto un primo confronto con i Ministri Madia e Del Rio per evidenziare le criticità, sia per il servizio pubblico sia per i lavoratori – spiega Riccardo Pucci, segretario generale della Funzione pubblica Cisl di Siena e Grosseto -. Il Documento unico, così come previsto dallo schema di decreto adottato dal Governo, non realizza alcun vantaggio per il cittadino: non è previsto alcun risparmio e nessuna semplificazione. Il decreto determina, invece, il venir meno dei servizi oggi garantiti dall’Aci ed un’ulteriore complicazione delle procedure, con possibili aggravi di costi e perdita di tempo per i cittadini. Un sistema di gestione che dall’attuale uso della moneta elettronica tornerebbe indietro di anni, ritornando ai bollettini postali. Un sistema anacronistico e non certo in sintonia con la modernizzazione del Paese che questo Governo dice di voler perseguire».
«Costi invariati per Ipt e bolli, risparmi sulle tariffe non quantificati – prosegue il segretario della Funzione pubblica della Cgil, comparto Funzioni centrali per Siena e Grosseto, Salvatore Gallotta –, minore presenza di uffici pubblici sul territorio, meno servizi diretti all’utenza debole, con la necessità di ricorrere all’intermediazione privata con maggiori costi. Il sistema delineato dalla riforma determinerà una minore affidabilità dei dati contenuti nel Pubblico registro automobilistico, con minore tutela per la proprietà dell’auto e per la collettività».
«Infine – concludono i sindacalisti –, l’impianto del decreto mette seriamente a rischio i posti di lavoro di Aci-Pra, Motorizzazione e società collegate, che tra Siena e Grosseto sono oltre 60, senza prevedere nessuna tutela. Siamo davanti ad una finta semplificazione che crea un danno per l’utenza, ad un arretramento del servizio pubblico a vantaggio dei privati che maschera uno svilimento delle professionalità di tutti i lavoratori e ad un sottovalutato impatto occupazionale che porterà a possibili ulteriori fasi di conflittualità sociale. Una riforma sbagliata, quindi, che penalizza cittadini e lavoratori».