“Per uno strumento malato come quello dei voucher non è sufficiente l’aspirina. Inutile quindi pensare di bloccare il referendum con le modifiche in discussione in commissione Lavoro“.
Con queste parole, la Cgil ribatte alle critiche di Confesercenti sul referendum.
“Alla Confesercenti grossetana rispondiamo con le parole di Susanna Camusso, anche perché proprio ci sfugge come l’associazione possa affermare che il 66% degli utilizzatori di voucher abbiano un ulteriore reddito – spiega la Cgil -. Considerato che i voucher incassati non devono essere denunciati nel 730 e nemmeno nel modello Unico, e che nel 2016 non si sa nemmeno chi abbia comprato la metà dei voucher venduti in tabaccheria, figuriamoci chi li ha utilizzati. A meno che Confesercenti non conteggi in quel 66% anche i disoccupati, nel qual caso saremmo nel campo dell’inverosimile“.
“La Cgil da parte sua ha fatto una proposta seria per dare risposte a chi veramente, come può succedere nel commercio, deve ricorrere al lavoro occasionale – continua il sindacato -. Un contratto che prevede la possibilità di retribuire fino a 2.500 ore all’anno, per un massimo di 40 giornate lavorative, con l’utilizzo di un codice a barre che tracci chi li compra e chi li riceve, contributi previdenziali ed assistenziali certi, comunicazione preventiva dell’orario che verrà effettuato e sanzioni esemplari in caso di violazione di legge. Con la nostra proposta, i picchi di lavoro per matrimoni, svendite, promozioni, festa del paese e tutte le situazioni eccezionali, sono al sicuro; resta fuori la stagionalità che non può essere certo considerata un lavoro meramente occasionale. Dove sta il problema?“.
“Una delle anomalie tutte italiane che vogliamo rimuovere con il referendum è quella dell’impresa a zero dipendenti, che ricorre ai voucher per occultare il pagamento in nero di molte ore di lavoro, dando dimensione strutturale alla precarietà nel mercato del lavoro. Fra l’altro, nelle proposte di modifiche illustrate dal Ministro Poletti all’attuale normativa sui voucher, si prevede la possibilità di pagare con i buoni lavoro anche le persone disabili. Un’ulteriore ghettizzazione di lavoratori già di per sé deboli che ci fa venire i brividi, e che procede di marginalizzazione in marginalizzazione – termina la Cgil -. Non vogliamo alimentare polemiche strumentali, né contrapposizioni inutili. Ma ci pare proprio una difesa dell’indifendibile sostenere che nel settore del commercio il 66% degli utilizzatori dei voucher ha un ulteriore reddito. A tutto dovrebbe esserci un limite“.