“Dopo anni di polemiche, accuse e veleni, la magistratura amministrativa interviene per la prima volta a far chiarezza nella tristissima vicenda del Peep Pizzetti“.
A dichiararlo, in un comunicato, sono Lorenzo Mascagni e Francesco Gazzetti, rispettivamente capogruppo del Pd nel Consiglio comunale e commissario dell’Unione comunale di Grosseto del Pd.
“Chi avrà voglia di approfondire la questione e di leggere le pronunce del Tar, potrà trarre almeno tre ordini di conclusioni – continua il comunicato -.
1. Quanto accaduto non è stato frutto di scelte politiche dall’amministrazione Bonifazi o dei dirigenti della struttura comunale, ma conseguenza di disposizioni di legge ineludibili.
Il Tar lo evidenzia bene: la convenzione sottoscritta tra Comune e cooperative nel 2008 e, prima di essa, la legge sui Peep (art. 35 l. 865/71) impongono al Comune ‘il principio del perfetto pareggio economico, vale a dire l’esatta corrispondenza fra i costi sopportati dall’amministrazione per l’acquisto delle aree e i corrispettivi dovuti dai privati beneficiari’.
Se ampliassimo un po’ la visuale, scopriremmo che quanto è accaduto non è un caso solo grossetano, ma è avvenuto e sta avvenendo in questi anni in molti altri comuni d’Italia.
Basta una breve ricerca per rendersi conto che casi analoghi si sono verificati, solo a mo’ d’esempio, a Piombino, Livorno, Padova, Perugia…. Tutti questi casi sono balzati agli onori delle cronache soprattutto per le proteste delle famiglie assegnatarie degli alloggi, chiamate a distanza di anni a versare conguagli talora sostanziosi.
A complicare le cose, nel frattempo, è intervenuta nel 2007 una sentenza della Corte Costituzionale che ha stabilito che l’indennità di esproprio deve essere commisurata al valore commerciale del terreno (prima si espropriava a prezzi più bassi).
Uscendo dal gioco delle parti, potremmo forse prendere atto che il mix micidiale tra lentezza amministrativa (l’iter del Peep è iniziato nel lontano 1996 e si è giunti al decreto di esproprio solo nel 2008) e talune discutibili decisioni giudiziali è forse la ragione più profonda di questi ‘disastri’.
La rendita fondiaria è, da sempre, l’autentica croce per ogni politica urbanistica; alla luce della succitata sentenza della Corte Costituzionale, dovremo forse recitare il de profundis anche per i Peep.
2. Il Tar mette a nudo anche l’inconsistenza delle promesse elettorali della maggioranza di centrodestra e del Movimento 5 Stelle.
Per mesi tali forze politiche hanno fatto credere che quella di far pagare i conguagli alle famiglie fosse una determinazione imputabile ad errori o, peggio, ad una scelta politica (evidentemente suicida) dell’amministrazione di centrosinistra.
Ora è chiaro che le cose non stavano così. Cadono anche le illazioni sul presunto conflitto d’interessi di alcuni consiglieri di maggioranza.
E chi ha maggiormente lucrato elettoralmente sulla disperazione delle famiglie, per una inesorabile legge del contrappasso, dovrà adesso fare il contrario di quel che aveva promesso: ovvero attivarsi per chiedere i conguagli. Chi ha alimentato illusioni promettendo mari e monti, non può ora cavarsela con il solito gioco dello scaricabarile, dando la colpa a chi c’era prima; soprattutto se in campagna elettorale ha promesso interventi risolutivi.
E dunque, anche qui, la demagogia può servire a vincere le elezioni, ma mostra i suoi limiti quando si va al governo.
3. Rimane il senso di disagio e di amarezza per quanto è accaduto e per il fatto che alla fine, a ‘pagare il conto’, saranno alcune centinaia di famiglie, molte delle quali già provate dalla crisi economica. Stritolate prima da un meccanismo micidiale, illuse poi da chi ha loro promesso miracoli ed ora chiederà il conto incolpando chi c’era prima“.
“A loro si deve prima di tutto serietà e verità: noi avevamo promesso poco, ma forse, ora possiamo dirlo, tutto ciò che si poteva offrire: valutare la possibilità per il Comune di riacquisire le aree inedificate a condizione che i benefici ricadano nelle tasche dei cittadini, per alleviare il peso del conguaglio; attivare anche tramite istituti bancari la possibilità di rateizzare i conguagli ed evitare gli interessi; detrarre dal conguaglio i costi delle opere di urbanizzazione previsti in convenzione laddove siano realizzati nell’interesse generale. Pur consapevoli che non è molto (ma forse, tutto ciò che è possibile), potremmo ripartire da lì – termina il comunicato -. E questa è la differenza tra chi vuole amministrare in maniera responsabile e chi invece insegue solo il consenso con promesse che non è in grado di mantenere“.