Dopo il passaggio in Commissione, l’aula ha licenziato con voto unanime la proposta di legge che introduce modifiche alla norma regionale in materia di sostegno all’innovazione delle attività professionali intellettuali.
“L’obiettivo di questa proposta di legge – spiega Gianni Anselmi, presidente della commissione Sviluppo economico e formazione – è dare impulso al dialogo tra la Regione e il mondo professionale attraverso l’introduzione di alcuni elementi di innovazione e l’adeguamento della norma regionale alla legislazione nazionale del 2013 che regola la disciplina organica delle professioni non organizzate. Le principali modifiche introdotte sono: la variazione della durata in carica della Commissione regionale delle professioni, da tre a cinque anni e l’aumento del numero dei componenti che da 44 diventano 52, così da garantire la giusta rappresentanza al mondo delle professioni, ordinistiche e non, che negli anni si è ampliato notevolmente; e l’introduzione di un osservatorio delle professioni intellettuali, presso Irpet, che svolgerà la propria attività in coordinamento con l’osservatorio delle imprese. Al fine di assimilare il rapporto tra istituzioni e professioni a quello tra istituzioni ed imprese, viene rafforzato anche il sostegno per l’accesso e lo svolgimento dell’attività professionale fino ad oggi riservato esclusivamente ai giovani fino a 40 anni, affiancando al fondo di rotazione, l’intervento in conto interesse con risorse pari a 50mila euro disponibili a partire dal 2018″.
“Un atto che si inserisce appieno nel più ampio tema dell’evoluzione del lavoro – commenta Leonardo Marras, capogruppo del Pd Regione Toscana –. Solo pochi giorni fa abbiamo accolto con piacere la notizia che la Toscana, prima regione in Italia, darà la possibilità ai lavoratori autonomi di accedere a fondi comunitari e bandi equiparandoli di fatto alle imprese, oggi approviamo una legge che va nella direzione di una parificazione fortemente auspicata. In particolare, il tema più rilevante è quello della copertura sociale dei professionisti, ancora ben diversa da quella dei lavoratori dipendenti, ed io credo che non riconoscendo questa differenza, affermiamo una disuguaglianza. Sarà necessario, dunque, approfondire ulteriormente la questione affinché, anche a livello governativo, si vada verso l’assimilazione dei diritti dei lavoratori autonomi riguardo, ad esempio, malattia, maternità, assistenza a familiari non autosufficienti“.