“Volevano soltanto lavorare e hanno dimostrato a tutti l’attaccamento al proprio lavoro. Ma averlo difeso con le unghie e con i denti rivendicando una professionalità che tutti hanno sempre riconosciuto – sottolinea il segretario provinciale della Cgil, Claudio Renzetti – non è bastato a scongiurare il fallimento della Mabro“.
“La Cgil, da parte sua, ha fatto un tentativo estremo di salvataggio mettendo in campo la ‘Prodi bis’, che, forse per un soffio o forse no, non ha portato i risultati sperati – spiega Renzetti -. Qualcuno darà senz’altro la colpa alla crisi economica. Considerato il segmento di alta gamma in cui l’azienda si collocava, segmento che in questi anni non ha risentito della crisi, aumentando addirittura i fatturati, noi riteniamo che due siano le ragioni profonde del fallimento di Mabro. In primo luogo, le più che discutibili gestioni degli anni passati, ma subito dopo c’è la normativa del Jobs act, perché ha declinato in concreto il liberismo che privilegia la totale discrezionalità del datore di lavoro. L’approvazione del Jobs Act, infatti, ha reso più conveniente assumere senza tutele le persone licenziate rispetto alla continuità lavorativa garantita ai dipendenti dalla Prodi bis“.
“Comunque, nonostante la tristezza e la rabbia, non abbiamo tempo da perdere. In appena due giorni dovremo gestire l’attivazione di un ammortizzatore sociale che perlomeno consenta alle donne della Mabro di provare a reinventarsi in un mercato del lavoro durissimo. Ora ci concentreremo su questo, ma per noi la storia non finisce qui. Si riparte dalla professionalità delle lavoratrici, e ci auguriamo che se c’è qualche imprenditore serio con la voglia d’investire, questo si faccia avanti – continua il segretario della Cgil -. Dal commissario Coscione, dal sindaco e dalla giunta comunale ci aspettiamo una nuova convocazione di tutte le lavoratrici per avere una spiegazione esaustiva su cosa è andato storto“.
“La Cgil è convinta che dal lavoro passino emancipazione e dignità delle persone. Quando si parla di lavoro, quindi, fughe solitarie e distinzioni di schieramenti politici, sarebbero quanto mai incomprensibili. Per questo ci aspettiamo una volontà esplicita di ripartire, con le istituzioni impegnate a trovare le migliori sinergie possibili – conclude Renzetti -. Oggi siamo a pezzi, ma il mondo del lavoro ha già dimostrato tante altre volte di saper trovare la strada del riscatto. Ecco perché non ci arrendiamo all’idea di scrivere la parola fine alla storia di un’attività produttiva che ha una grande tradizione“.