“Non costituisce una narrazione accurata quella, proveniente dal M5S, secondo la quale la maggioranza al Comune, compresi il Psi ed il candidato sindaco Mascagni, volesse ‘svendere’ le Farmacie comunali riunite S.p.A. Quello che è accaduto è che, all’inizio del 2013, fu portata all’attenzione dei Consiglieri comunali una delibera ancora tutta da elaborare e votare”.
A dichiararlo è Francesco Giorgi, segretario della federazione provinciale di Grosseto del Psi.
“Tra l’altro, durante la prima esposizione di tale delibera, fu il gruppo Riformisti per Grosseto – Psi a mostrare delle perplessità su tale operazione, nel silenzio degli altri gruppi, compreso il M5S (che ragionò solo dell’ex mattatoio comunale), ad eccezione del consigliere Colomba, che sostenne analoghe perplessità – spiega Giorgi –. Altri si svegliarono mesi dopo, quando il gruppo Riformisti per Grosseto – Psi presentò emendamenti decisivi, senza i quali non avrebbe votato alcun atto. Si invitano sul punto i Consiglieri comunali distratti, o anche i semplici cittadini, ad andare a riguardarsi verbali e interventi fatti in commissione o nel Consiglio di marzo, per vedere chi era presente e cosa fu detto”.
“In particolare, fu proprio uno dei nostri emendamenti, votato poi da tutti, ad impedire la svendita, introducendo la valutazione della Golden Share, detenendo il Comune il 51% – continua il segretario del Psi -. Il gruppo consiliare votò poi la delibera emendata, solo perché fu detto ai Consiglieri che altrimenti il bilancio sarebbe saltato, e lo ha fatto, in maniera riformista, non opponendosi per principio, anche perché, oltre a essere il secondo partito di maggioranza (il primo è il Pd), era solo a porsi il problema, ma ponendo vincoli stringenti alla vendita stessa, sollecitando per l’introduzione nell’eventuale bando di una precisa tutela dei lavoratori (leggasi divieto di licenziamento) e per un’adeguata tutela economica delle casse comunali, che appartengono in definitiva ai cittadini. Le proteste tardive di altri gruppi, precedentemente distratti, furono come tentare di chiudere il recinto dopo che i buoi sono scappati”.
“Ciò che per noi è assai probabile è che l’eventuale compratore non abbia fatto offerte stante il fatto che il bando di vendita conteneva il divieto di licenziamento – conclude Giorgi – e la maggiorazione del valore della società inseriti dal gruppo Psi e votato certamente anche dal resto della maggioranza”.