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Grosseto, il Raggruppamento politico autonomo scrive a Mattarella: “Amministrazione arrogante”

di Redazione
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L’arroganza dell’attuale amministrazione comunale di Grosseto non è più accettabile: insofferenza alle regole,  alla convivenza,  la strafottenza istituzionale e  l’abuso di potere sono le caratteristiche di chi dovrebbe governarci. Al posto del bene collettivo e del diritto alla partecipazione, i cittadini di Grosseto vengono sbeffeggiati con atteggiamenti contrari alla nostra Carta costituzionale. Per questi motivi, il Raggruppamento politico autonomo si rivolge alla più alta carica dello Stato auspicando un interessamento a favore dei cittadini, delle istituzioni che dovrebbero rappresentare e per ridare dignità e valore a questo nostro Paese”.

A dichiararlo è Francesco Donati, presidente dell’organizzazione politica denominata Raggruppamento politico autonomo, che, per i motivi che ha spiegato, ha scritto una lettera al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

La lettera

Ecco il testo integrale della lettera:

Spett.le Presidente,

Le scrivo in qualità di Presidente di una organizzazione politica, il Raggruppamento politico autonomo, costituitosi da poco tempo, ma già molto attivo e dinamico nelle sue iniziative, che agisce nel comune di Grosseto, capoluogo della Maremma.

La volontà di coloro che hanno dato vita alla sua costituzione è libera da vincoli partitici, ritenuti ormai privi, almeno su questo territorio, di mordente e di empatia nei confronti dell’opinione pubblica locale. L’impegno che i suoi membri mettono nella ricerca di una maggior conoscenza, approfondimento e iniziativa nelle problematiche sociali e politiche che riguardano il Comune capoluogo, non trovano, al momento, nelle Istituzioni e soprattutto nell’amministrazione comunale, grande riscontro. Ma questo, come si dice, fa parte del gioco. Quello che invece rappresenta un elemento dannoso da un punto di vista civico, grave sotto il profilo istituzionale e inaccettabile da un punto di vista costituzionale è l’arroganza perpetrata da chi gestisce il potere nei confronti di una popolazione che non merita scarsa considerazione e soprattutto scarso rispetto. Ormai è cosa evidente il braccio di ferro che regolarmente viene fatto tra l’amministrazione, che ritiene di avere sempre ragione ed essere depositaria, lei sola, della verità e della saggezza, ed una cittadinanza che attraverso le sue varie rappresentanze associative e politiche, pur manifestando significative volontà, viene costantemente ignorata e non ascoltata.

Ciò premesso, la ragione che mi ha spinto a inoltrarLe questa lettera nasce proprio da un atteggiamento grave che l’attuale Amministrazione comunale ha tenuto in ordine ad un edificio, l’ex ospedale della Misericordia, ormai dismesso e parte del quale mantenuto in completo abbandono e in stato di grave degrado per tantissimi anni, gli ultimi dieci dei quali dall’attuale amministrazione. Immobile costato alla cittadinanza per il suo riscatto dal vincolo a destinazione sanitaria diversi miliardi di lire; costo che rappresenta un danno patrimoniale procurato che ha precisi responsabili. 

Oggi, in assenza di un progetto chiaro, c’è nell’attuale Giunta comunale la volontà di abbatterlo perché ritenuto fortemente compromesso nella sua struttura e rischioso per il degrado raggiunto, malgrado figure autorevoli cittadine contrarie all’abbattimento si siano opposte per ragioni storiche (trattasi per la maggior parte dell’edificio di costruzione di origine medioevale) e perché patrimonio della memoria storica della città (in esso sono stati condotti anche studi sulla malaria dal Nobel per la Medicina Robert Koch). Di recente, anche in un convegno voluto proprio dalla mia organizzazione politica, l’ex ospedale si collocava al centro di un progetto di riqualificazione del centro storico cittadino come risorsa economica, turistica e culturale per la stessa città, in linea peraltro con quanto manifestato ultimamente dallo stesso Ministero dei beni culturali che mette a disposizione, per progetti di riqualificazione dei centri storici, finanziamenti consistenti.

Contro la volontà di abbattere parte dell’edificio, è stata presentata successivamente in data 11 giugno 2015 una petizione collettiva, accompagnata da molte firme di cittadini, a tenore dell’art.21 della Costituzione come mezzo di reazione dell’opinione pubblica nei confronti dell’indirizzo assunto dall’amministrazione. Abbiamo scientemente adottato lo strumento della petizione, consapevoli che la stessa ripristina il valore del pensiero collettivo e quanto indicato nell’art.1 della nostra Costituzione. Ad oggi, quella petizione non è stata portata a conoscenza neppure al Consiglio comunale della città, malgrado in essa si chiedesse un dibattito consiliare e la presa in considerazione di un restauro conservativo per una nuova destinazione d’uso dell’edificio medesimo. Ma non solo, si riteneva opportuno affrontare anche un dibattito aperto con la stessa città. Oggi, da fonti attendibili, veniamo a conoscenza che da qui a qualche giorno l’edificio sarà abbattuto.

Bene, Signor Presidente, l’arroganza istituzionale delle nuove classi politiche in generale, ma in particolare quella di questa amministrazione, che evidentemente si sente sorretta dagli stessi atteggiamenti di quella regionale e nazionale, porta a concludere che nel nostro Paese, ormai, quello che conta di più non è il diritto, non è il bene collettivo, non è tutto ciò che figure come Mortati, Tosato, Moro ed altri e sicuramente anche Lei, ci hanno insegnato e hanno spiegato a diverse generazioni. A poco a poco, tutto quello che la nostra Carta costituzionale conteneva e sanciva come valori di uno Stato democratico stanno svanendo; a poco a poco, quello Stato viene smantellato da una classe politica, che, ci permetta Presidente, appartiene alla sottocultura di questa nostra contemporaneità, quella che non esprime autorevolezza, ma solo prepotenza e atteggiamenti beceri. Uno Stato democratico in sostituzione del quale si riafferma il libero arbitrio, l’insofferenza alle regole, l’insofferenza alla convivenza, la strafottenza istituzionale, l’abuso di potere, il non rispetto. Tralascio volutamente tutto ciò che riguarda la Casta ed il mondo degli affari.

Vede, Signor Presidente, questa lettera non è lo sfogo di chi si sente impotente, ma la testimonianza di un malessere nel veder crollare tutto ciò in cui moltissime persone hanno creduto e nonostante tutto vogliono continuare a credere, battendosi nella propria realtà territoriale; è la rabbia nel dover constatare che chi era posto a garante di quella Carta costituzionale oggi condivide lo smantellamento della stessa, dopo non averla sufficientemente garantita, suggellando anche leggi dichiaratamente  incostituzionali, ma soprattutto facendo finta di ignorare, oggi, i rischi reali che si prospettano per il domani. Questa lettera rappresenta, altresì, la speranza che sia terminata l’era di Geppetto, che partorisce Pinocchio, e che stia iniziando quella che faccia intravedere di nuovo la volontà di riaffermare, prima di tutto, il rispetto istituzionale, per ridare dignità e valore a questo nostro Paese”.

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