Abbiamo ricevuto e pubblichiamo integralmente un comunicato di Fare Grosseto:
“La liberalizzazione degli orari commerciali non solo non ha incrementato l’occupazione, ma ha determinato un peggioramento delle condizioni economiche, della qualità della vita di chi lavora nel settore e nella piccola e media distribuzione.
Forse prima di liberalizzare occorrevano soluzioni che potessero innalzare il potere d’acquisto delle famiglie che era notevolmente basso.
Bisognava considerare che, aumentando i servizi, i costi che sarebbero gravati sul consumatore finale non sarebbero diminuiti. A conforto di quanto detto, alcune ricerche di settore evidenziano come di fatto i costi siano aumentati.
Solo per fare un esempio, si pensi a come l’apertura di nuovi grandi supermercati e l’estensione dell’apertura di 24 ore per tutta la settimana non siano stati ingredienti giusti per una soluzione alla crisi economica.
La liberalizzazione degli orari ha sicuramente messo definitivamente in ginocchio la piccola e media distribuzione, a conduzione spesso familiare, che non riuscendo ad acquistare le materie prime e gli altri prodotti a prezzi concorrenziali rispetto alla grande distribuzione, si è trovata strozzata dalla nuova situazione che si è andata determinando in seguito al decreto.
Tenere aperti gli esercizi commerciali anche la domenica non ha certo contribuito ad aumentare l’occupazione, ma solo a determinare una qualità della vita al ribasso, sia per chi è addetto alla vendita, che viene costretto a turni massacranti, e sia per chi acquista, che spesso, suo malgrado, si trova di fronte prodotti di qualità sempre più scadente e di origine sconosciuta.
Sembra evidente che chi ne ha tratto il vero beneficio è stata la grande distribuzione, che in questo modo ha potuto fagocitare la concorrenza costretta ad affrontare costi di gestione ben più alti a fronte di un ricavo sempre più basso.
E così una vasta rete di esercizi commerciali, specialmente quelli nei centri storici, che svolgevano un tempo un’importante funzione socio-culturale e d’identità territoriale hanno chiuso o sono stati acquistati per cifre limitate da aziende di origini lontane.
La cosa peggiore è che questo non porterà ad un continuum identitario della tradizione, ma la catena del tempo che lega gli individui al proprio territorio si interromperà, generando nel tempo una crisi dei valori sempre più acuta: perché chi non può guardare al passato non può progettare il futuro.
Per tutto questo il livello di servizio nei confronti dei consumatori deve essere necessariamente migliorato, tenendo conto dei bisogni, degli stili di vita in trasformazione, delle tradizioni, delle ragioni dello spirito.
Da un punto di vista pratico, occorrerebbe ridare competenza alle Regioni riguardo al commercio ed alle relative liberalizzazioni e che venisse approvato a livello territoriale un piano di aperture condiviso dalla proprietà, dai consumatori e dai dipendenti che consideri quanto si è cercato di mettere in evidenza in questo breve articolo.
A chiusura, vorremmo ricordare un bellissimo discorso del Papa Giovanni Paolo II ‘Le esigenze della vita quotidiana, a volte così incalzanti, non devono far perdere di vista l’ importanza di altri valori che il giorno domenicale tutela, quali il culto dovuto a Dio, il giusto riposo fisico e mentale, la promozione degli affetti familiari’“.