Abbiamo ricevuto e pubblichiamo integralmente un comunicato di Andrea Ferretti, segretario generale della Filcams Cgil di Grosseto:
“‘Il Jobs Act riguarda solo i nuovi assunti a far data dal 1 gennaio 2015’; ‘Nulla cambia per chi un lavoro già ce l’ha’. Sono queste alcune delle affermazioni dei supporters istituzionali e non delle nuove norme sul lavoro varate il 24 dicembre dall’esecutivo.
Aldilà della evidente iniquità (e della dubbia costituzionalità) di provvedimenti che dividono il mercato del lavoro fra ‘sommersi’ e ‘salvati’, ideati in ossequio a logiche spiccatamente liberiste, non si può tacere il fatto che non tutti i ‘vecchi’ assunti sono stati messi in salvo.
Leggendo il decreto 183/14, che sancisce la riforma dell’articolo 18 e in sostanza il suo superamento, si evince come i lavoratori in appalto (pulizie, ristorazione collettiva e commerciale, vigilanza, etc) in caso di subentro di una nuova azienda, qualora vengano riassunti dalla stessa, si troveranno con ogni probabilità un nuovo contratto a tutele crescenti senza il diritto al reintegro in caso di licenziamento ingiustificato. Il legislatore infatti, all’articolo 7, sembra solo preoccuparsi di legare alla reale durata del servizio del lavoratore sull’appalto l’eventuale risarcimento economico, dando per scontato che nelle stazioni appaltanti non esistano anzianità e diritti acquisiti.
Se così fosse – la norma si presta a qualche interpretazione – saremmo di fronte all’ennesima discriminazione verso lavoratrici e lavoratori che già operano spesso in condizioni difficili, essendo sempre più frequenti i casi in cui gli appalti si rivelano terra di nessuno, esposti ad illegalità e violazioni dei diritti individuali e collettivi.
La Filcams Cgil di Grosseto ritiene necessario che negli imminenti passaggi alle commissioni di Camera e Senato si ponga rimedio a questa ulteriore stortura, ripristinando garanzie minime alle decine di migliaia di addetti coinvolti.
Qualora ciò non succeda, la Filcams Cgil non lascerà nulla di intentato per tutelare i propri rappresentati e i lavoratori che operano in appalto, dalla mobilitazione alle azioni legali e vertenziali.
Troppo spesso le lavoratrici e i lavoratori terziarizzati vengono vissuti dalle imprese come un surplus di cui poter fare a meno. Renderli anche più facilmente licenziabili significa consolidare il principio che essi non appartengono alle imprese, in barba ad ogni valore di responsabilità sociale, ma soggiacciono solo a leggi di un mercato divenuto, per gli effetti della crisi, sempre più selvaggio”.